La nascita della banda a Noci risale alla seconda metà dell’Ottocento. Si sono da poco succeduti alcuni degli avvenimenti che fecero l’Italia, dall’unità della nazione alla presa di Porta Pia, quando a Noci apparve per la prima volta una forma organizzata di concerto bandistico. Si trattava tuttavia di una banda a servizio interno, organizzata in forma di fanfara, diretta dal maestro Donato Santori di Bari. Il primo documento ufficiale che testimonia l’esistenza in città di una vera e propria banda da giro è una vecchia fotografia datata 1880, che illustra il I° Corpo Musicale di Noci fondato nel 1880 dal maestro Bizzarro Raffaele. Da quanto si può dedurre da altri documenti, il maestro Bizzarro sarebbe rimasto alla guida della banda per cinque o sei anni. Gli successe il maestro e compositore Teodoro Giaquinto, originario di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia, non più giovanissimo ma ricco di un’enorme esperienza musicale. Con il maestro Giaquinto la banda si arricchì di validi strumentisti, la maggior parte dei quali di Noci, come il primo clarinetto e capobanda artistico Camillo Cristoforo; il primo basso e capobanda amministrativo Natale Fazio; il flicornino solista Silvestri e il flicorno tenore Montanaro. Fu in questa banda che esordirono come allievi nomi che in seguito sarebbero diventati valenti direttori d’orchestra, come Giuseppe Sgobba, Orazio Lippolis, Eligio Romanazzi, Francesco Camposeo, Domenico Mottola e Cesare D’Elia. Fu una banda di grande successo quella diretta dal maestro Giaquinto che nel 1894, di ritorno da un concorso bandistico svoltosi a Napoli nei pressi dello storico Caffè Gambrinus, dove aveva ottenuto un lusinghiero successo superando altri complessi bandistici rinomati, come quelli di San Severo (Foggia) e di Pianella (Pescara), si esibì a Conversano in occasione dei festeggiamenti perla Madonna della Fonte. Al maestro Giaquinto va riconosciuto inoltre il record di permanenza alla guida della banda di Noci: ben quindici stagioni artistiche, dal 1888 al 1902. Emigrato in America il maestro Giaquinto, a sostituirlo nel 1903 arrivò Attilio Baviera, nome legato anche a quello della storica banda di Squinzano. Bolognese di nascita, Baviera restò alla guida di Noci fino al 1911. Sotto la sua guida la banda fu impegnata nella lunghissima trasferta Trieste, la più lunga della sua storia; il repertorio e organico della banda furono aggiornati. Baviera fu infatti un innovatore: sull’esempio di Alessandro Vessella introdusse per la prima volta nella banda l’intera famiglia di saxofoni. La banda si rinforzò, la gamma dei suoi suoni ne risultò arricchita grazie all’apporto di nuovi strumenti, più moderni e quindi più efficienti secondo i canoni del tempo. Baviera aumentò anche il numero dei musicanti, manovra che permise alla banda di esibirsi in un più vasto repertorio lirico. Partito Baviera, nel 1912 a dirigere la banda di Noci fu chiamato il maestro Natale Castrignanò, del posto. L’esperienza del maestro Castrignanò durò solo tre anni, fino al 1914. Ma l’anno successivo giunse la Prima Guerra Mondiale e la banda, fino alla fine del conflitto nel 1918, non fu costituita. Terminata la Grande Guerra, a Noci si avvertì subito l’esigenza di ricreare, e al più presto, la banda cittadina. Oltre alla tradizione musicale da perpetrare, era inoltre necessario mantenere un livello artistico degno del nome della banda degli anni precedenti e soprattutto tale da poter tenere testa agli altri concerti bandistici di Puglia. La banda fu costituita e affidata nuovamente alla bacchetta «nostrana» di Natale Castrignanò. Il 1919 fu però la sua ultima stagione alla guida della banda, non solo di quella cittadina. A Castrignanò va anche il merito di aver preparato e formato valorosi musicanti nocesi, che sarebbero poi confluiti in altre bande pugliesi e del sud Italia. Il 1920 però, segnò una nuova battuta d’arresto per il concerto cittadino, che non fu costituito. Ritornò invece l’anno successivo, e con un maestro d’eccezione: Pietro Marincola , che restò alla guida della banda di Noci fino al 1925. Calabrese di origine, poco più che trentenne, Marincola fu anche un ottimo ompositore. Uomo affabile, dai modi gentili con la gente, sulla cassarmonica esigeva il massimo dai suoi musicanti. Esperto conoscitore del repertorio, con Marincola la banda conobbe un miglioramento e un ulteriore ringiovanimento, grazie all’innesto di numerosi e validi allievi istruiti dal maestro Petrucci. La banda varcò spesso i confini regionali e in diverse occasioni fu impegnata ad esibirsi nel napoletano; allargò il suo repertorio, inserendo pezzi sinfonici sconosciuti sino ad allora, come La sinfonia marinaresca di Antonio Scontrino, poema in due tempi di particolare effetto e dal finale esplosivo, o la Sinfonia in re minore (L’incompiuta) di Schubert o l’oratorio La Resurrezione di Cristo di Lorenzo Perosi.  Tuttavia, le idee politiche del maestro Marincola pare non andassero a genio alla classe politica dirigente della città, e la cosa finì con il ripercuotersi negativamente sulla banda, alla quale gli amministratori fecero mancare ogni appoggio economico, tanto che negli ultimi due anni di direzione di Marincola, fu un comitato cittadino sorto in antitesi con il potere a garantire un sussidio alla banda. Fu così che il maestro, per non venire meno alle sue idee, preferì lasciare la banda. Quando a Noci si seppe la notizia della partenza di Marincola, fu un via vai continuo di gente dalla casa del maestro, dall’artigiano al professionista, per esternare la propria solidarietà. Marincola non tornerà mai più su quel podio. Durò invece una sola stagione, quella del 1926, l’esperienza alla direzione della banda di Noci del maestro compositore Cesare Perotti, musicista eccellente, anch’egli esigentissimo dai musicanti, tanto che spesso arrivava a chiamarli «scalzacani» quando non suonavano come egli pretendeva. Ma la scarsa memoria e i diverbi venutisi a creare con i bandisti, fecero sì che il maestro Perotti lasciasse la banda l’anno successivo. Dal 1927 al 1931, nuovamente il silenzio, e Noci restò ancora una volta senza banda, accontentandosi di un piccolo concerto bandistico a servizio interno. Nel 1932, il professor Francesco De Caro, meglio conosciuto in città come «don Ciccio», si fece portavoce dell’esigenza collettiva di ricreare la banda. Il malcontento covato negli ultimi anni di inattività per la mancanza di un’istituzione così importante e che tanto lustro aveva dato alla città, era sfociato il pomeriggio dell’8 settembre 1931 in una vera e propria rivolta di piazza. Un centinaio di persone, con alla testa i musicanti del passato concerto bandistico, si radunarono in piazza Garibaldi sotto la sede del Fascio, insegnando una manifestazione con la quale si chiedeva la ricostruzione della banda. L’allora podestà cavaliere Vincenzo Pulejo, dopo aver ricevuto una delegazione di musicanti, assicurò il suo interessamento alla ricostruzione della banda, incaricando appunto il professor De Caro di reperire un ottimo maestro e altrettanto validi musicanti. La scelta del maestro ricadde su un giovanissimo, Pietro Argento, che proprio dalla piazza di Noci vide partire la sua carriera artistica. Argento affrontò l’impegno con estrema disinvoltura, coadiuvato in questo dall’esperienza e dai consigli del padre Giacomo Argento, flicorno tenore solista. Dopo due stagioni artistiche, la bravura del maestro Argento fu tale che lasciò la piazza di Noci per trasferirsi in quella di Foggia. Resta di quei due anni, 1932 e 1933, il ricordo di una delle più riuscite formazioni bandistiche a Noci.  Dal 1934 al 1937 il podio fu affidato ad un altro grande direttore, Francesco Aufiero, la cui mano non tardò a farsi sentire, allestendo un concerto bandistico tra i migliori di quell’epoca, che si guadagnò premi e riconoscimenti su molte piazze.  Il 1938 fu invece l’anno di un altro esordiente, ma che presto sarebbe diventasto uno dei migliori direttori di banda: Dino Micella. Barese di nascita ma trapiantato a Noci, Micella aveva da poco conseguito il diploma al Conservatorio e con sé aveva tutta la volontà di fare bene alla guida della banda. Sarà infatti sufficiente un solo anno al maestro per dimostrare le sue doti di interprete sensibile e delicato. I suoni che Micella riesce ad ottenere con la banda sono delicati, garbati, contenuti: qualsiasi forma di finale pirotecnico è messa rigorosamente al bando. Lasciata la banda di Noci l’anno successivo, Micella ricomparirà sulla scena verso la fine degli Anni Cinquanta sul podio di un altro glorioso concerto bandistico, quello di Mottola. Il 1939 fu l’anno di un altro maestro di casa: Orazio Lippolis. Il maestro diresse la banda solo quell’anno, perché lo scoppio della Seconda Guerra mondiale portò nuovamente il silenzio in città, e la banda non fu costituita fino al 1944. L’anno successivo ritornò, sempre con Lippolis alla guida. Intanto, i danni economici provocato dal conflitto spinsero molti musicanti a riunirsi in cooperativa dando vita ad un complesso bandistico, le cui prestazioni ebbero però carattere saltuario. Dal 1946 al 1949, la direzione della banda cambiò ogni anno. Il 1946 fu l’anno di esordio bandistico del grande maestro Gioacchino Ligonzo, che seppe mantenere alto il livello qualitativo della banda, tanto che l’anno successivo, per rimarcare i successi ottenuti, la scelta del maestro ricadde su Adolfo Di Zenzo, maestro in grado di dare continuità alla banda e al lavoro svolto la stagione precedente. Di Zenzo proveniva dalla banda di Gioia del Colle e pur avendo avuto i natali a Serino, in provincia di Avellino, aveva nello stile e nel modo di fare le caratteristiche tipiche dei settentrionali. Ex militare di carriera, vissuto sempre al servizio della banda, proveniva da Genova. La stagione artistica 1948 vide il ritorno del maestro Francesco Aufiero, che nel frattempo aveva diretto con notevole successo il concerto bandistico di Sturno. Quell’anno, l’amministrazione comunale compì uno sforzo notevole per assicurare alla città un concerto bandistico di prestigio. La «superbanda di Noci», così come veniva chiamata all’epoca, fu intitolata a John Michele Aufiero, capo della grande e omonima industria americana, che da oltre oceano volle sostenere la banda di Noci, offrendo al complesso musicale una consistente somma di dollari che permise agli organizzatori di acquistare uno strumentale nuovo e nuove ed elegantissime divise, oltre che permettere il noleggio di lussuosi automezzi. Fu inoltre possibile scritturare validi solisti, come Petruzziello, flicornino e Vito Amatulli, flicorno tenore. Con Aufiero si tentò un progetto ambizioso: quello di effettuare, sempre sotto gli auspici ed il patrocinio di John Michele Aufiero, una tournèe in America, sogno che le lungaggini burocratiche fecero sfumare. Ancora il podio a Orazio Lippolis il 1949 e poi dal 1950 al 1953 la bacchetta di Antonio Reino, che feci di Noci una banda combattiva, orgogliosa del suo repertorio e delle sue prestazioni musicali. La banda piaceva ovunque si presentasse, e il maestro fu riconfermato ad ogni scadenza di contratto. Tuttavia, in molti furono a reclamare qualche novità nel repertorio, che rischiava di essere stantio. Fu così che il maestro Reino tirò fuori la novità del Giuramento di Saverio Mercadante, compositore originario di Altamura e con Paisiello, Traetta, Piccinni e Giordano, uno dei rappresentanti della musica pugliese in campo internazionale. E proprio ad Altamura la banda di Noci fu spesso invitata a suonare, e proprio questi continui inviti permisero alla popolazione del posto di ascoltare più volte l’opera del loro famoso concittadino. Molte furono poi le circostanze in cui la banda di Noci fu presente ad Altamura, come in occasione della deposizione di una corona di alloro al monumento a Mercadante. Nel nome di questo illustre musicista, tra le due cittadine si venne così a creare una sorta di gemellaggio musicale, culminato la sera del 31 maggio 1953 con il conferimento alla banda di Noci di una medaglia d’oro commemorativa. La stagione successiva vide il ritorno a Noci del maestro Di Zenzo, che condizionò il suo ritorno alla scrittura dei migliori solisti. La sua richiesta fu esaudita e la band diretta da Di Zenzo nelle stagione 1954 e 1955 rimane alla storia come una delle più riuscite a Noci. L’anno successivo giunse a Noci un altro nome: Giuseppe Chielli, direttore nocese, da poco diplomato, moderno senza però trascurare il repertorio classico, forte degli insegnamenti del suo maestro Giuseppe Piantoni. L’esordio bandistico di Chielli avvenne sotto i migliori auspici. Un pubblico più numeroso del solito tributò al nuovo giovane direttore un’accoglienza senza precedenti nella storia della banda. Il complesso crebbe notevolmente negli anni successivi, fino a quando però, avverse situazioni ne segnarono la fine. Era il 1961 quando la banda non si ricompose, e per molti anni a seguire, almeno come grande banda da giro. Per molti anni in città fu presente solo un piccolo concerto bandistico, a servizio interno, chiamato banncedd, organizzato dal maestro Giuseppe Sgobba. Diversi furono i tentativi di ricostruzione della banda negli anni successivi, con scarsi risultati. Per rivedere il nome di Noci sulle piazze bisognerà attendere il 1988, quando l’amministrazione comunale ricostituì la banda affidandone la direzione al Maestro Vincenzo Alise. Negli anni che seguirono, a formare la banda fu sempre un’organizzazione non nocese, che scelse i maestri Santaniello, Aiezza, Lufrano; in particolare, negli ultimi anni fu Enzo Papa a formare la banda, nelle stagioni 1999, 2000 e 2001 con i maestri Leonardo Quadrini e Michele Bozzi, affiancandola a quella storica che nel frattempo si era ricostituita. In verità, la vera rinascita della storica banda di Noci si ebbe nel 1994, quando il concerto fu ricostituito e affidato alla bacchetta dell’ultimo grande maestro che l’aveva diretta: Giuseppe Chielli. E dal 1994 al 1998 la banda di Noci contò in organico anche della professionalità musicale e organizzativa di Mimino Palma. Dal 2003 al 2008 a dirigere la banda di Noci è stato un altro grande nome, il maestro Giovanni Guerrieri, bacchetta che certamente è l’erede naturale dei grandi nomi che sono passati da questa piazza storica. Alla morte del maestro Chielli, l’Associazione Amici della Musica Maestro «Orazio Lippolis», ente che organizza la banda, il complesso assunse il nome di Gran Concerto Bandistico «Maestro Giuseppe Chielli» Città di Noci, in segno di riconoscimento al suo ultimo grande maestro del passato. A dirigere il concerto bandistico di noci oggi è il maestro Giovanni Minafra, considerato tra i più interessanti talenti nella direzione di banda. Dotato di spiccata sensibilità musicale che gli permette una direzione chiara, precisa ed elegante, il maestro Minafra è insegnante nei Conservatori "Nicolò Piccinni" di Bari e "Umberto Giordano" di Foggia, ha suonato con le Orchestre sinfoniche di Bari, Lanciano, Pescara, Fiesole ed Alessandria. Vasto il suo curriculum: con l'Orchestra del teatro Petruzzelli di Bari ha partecipato a tourné nei più grandi teatri del mondo, come Parigi a Leningrado, Rio De Janeiro, Il Cairo, Sidney e Mosca. Tra i concerti bandistici che ha diretto ci sono quelli di Giovinazzo, Corato, Chieti, Conversano, Bisceglie, Ailano, Gioia Del Colle e la banda dell'Aeronautica Militare III Regione Aerea di Bari. Ha di recente ricevuto dall'associazione nazionale Critici musicali il premio "Abbiati" per la scuola per l'esecuzione di "Cavalleria Rusticana" di Mascagni.  Presidente del concerto banditsico di Noci è Piero Enzo Ferrante. Solisti principali per la stagione artistica 2010 sono Leonardo Lozupone, flicornino concertista; Michele Lozupone, flicornino solista; Pasquale Storelli, flicorno soprano; Franco Comune, flicorno tenore; Giuseppe Elia, flicorno baritono e Mimmo Spinelli, clarinetto concertista. Vice maestro Leonardo Lozupone.