Primo appuntamento con la rubrica "Il Salento nelle parole" di autori italiani e stranieri. Ad aprire, le parole di Edoardo Sanguineti tratte da:

Sanguineti Edoardo, Cose, Napoli, Tullio Pironti Editore, 1999, pp. 26-28.

 

                                

 

                                    quando si arriva, c'è un grido: si dice tana: (è la fine, sul serio):

9.

un mio 14 luglio, bene o male, me lo sono celebrato, il 14 settembre, alla Courneuve
(cioè alla festa dell'Huma), tra gente assai sympa, con un coro di bordolesi ingordi,
che ritmavano, quasi furiosi, in diverse favelle, non so perché, molti viva la Spagna
(e viva, e viva):

                       sono tornato afono e affaticato, adesso, a bermi un mezzo Lussac,
qui a cena, in rue du Bac, pur sapendo che tutto è mutamento: (e l'art nouveau,
ti dirò, non mi dona): e la ragazza (è domenica) non c'era, questa volta, nemmeno:
                                                                                                                         (ma,
con Jean, nel pomeriggio, ho ridiscusso, in lungo e in largo, tutte le idee della sua vita):
(e della mia): (e fu, commosso e caldo, un congedo, come da quelle, anche da questa, certo):

10.

il madonnaro Marchese Franco ostentava 3 fratture (in tuta bluastra, da Cristo
postbizantino, e in grembiule prolisso, con ingrandimento fotografico documentativo),
numerate da 1 a 3, puntigliosamente:
                                                      eravamo a Martignano, per San Pantaleone: seguì
poi la lettura della mano: (della mia): con vita lunga lunga (e lungo amore): (era ovvia,
la maga, per buona sorte, laconica e furbastra):
                                                                      lei è un uomo felice, mi ha concluso: