Una buona opportunità per le tipicità salentine e per un'agricoltura sociale

La Camera, accetta all’unanimità la legge Realacci-Lupi sui Piccoli Comuni.
L’approvazione appare propositiva perché indica finalmente con chiarezza la direzione più equa per ridare importanza ai piccoli centri che stanno perdendo ruralità e tradizione.
Tale decreto, interessa i comuni italiani con meno di cinque mila abitanti che sono il 72% delle amministrazioni; ne esistono, infatti, oltre 5800 (20% della popolazione) su cui si produce il 93% delle DOP e degli IGP accanto al 79% dei vini più di pregio. Per chi non ha ancora una denominazione comunale (DeCo) potrebbe essere davvero un occasione propizia.
Anche per molti comuni salentini la legge sarà una buona opportunità anche per promuovere ognuno la sua ecotipicità (il pisello nano di Zollino, la cicoria otrantina, il tartufo di Corigliano ecc.). Sono, infatti, 39 (su 97) i centri nel leccese che hanno meno di 5000 abitanti (14%) e quasi tutti si concentrano nelle pianure a “sud del Tacco”. Queste aree hanno patrimoni rurali di grande valore ambientale (gli ulivi monumentali) ma sono caratterizzate da aziende, molto piccole, frazionate e con  una produttività “discontinua”che allontanano gli investimenti.
Dai dati ISTAT (2001), nella stessa provincia la popolazione occupata in agricoltura era costituita da oltre 20.500 persone, pari al 9% degli occupati salentini e solo in 7 comuni su 97 gli occupati del settore agricolo hanno superato il 20% della popolazione e 12 quelli in cui gli occupati nello stesso settore non hanno superato il 5%. Addirittura nelle pianure di Lecce, Otranto e Maglie (quelle più interessate alla nuova legge) l’occupazione agricola scese al di sotto del 2,5%.
Dall’analisi di ciò si evidenzia che emerge un crescente abbandono dai suoli agrari (60% del territorio) e si denota una forte esigenza di rivitalizzare la rete di sviluppo rurale per un’agricoltura “sociale”. La legge Realacci-Lupi prevede, perciò, in breve, la messa in dotazione di nuove misure finanziarie e procedure che riguardano, per esempio, cessioni di strutture statali dismesse (caselli, avamposti ecc) in favore di organizzazioni di volontariato e/o altre attività comunali; intende sostenere i prodotti agroalimentari con nuove opportunità di mercato, stesure di contratti di cooperazione con imprese artigiane e, addirittura, indicazioni cartellonistiche (itinerari turistici ed altro).Con le misure finanziarie previste, si potranno, inoltre, recuperare i centri storici, i nuclei abitati rurali, compresi quelli siti nelle aree naturali protette o nei parchi, riconvertire l’ambiente potenziando le funzioni pubbliche, i servizi urbani, gli immobili, con idee e materiali eco-compatibili. Sicuramente il percorso non è sbagliato, ma la “questione meridionale” non è risolta.

Mimmo Ciccarese