Venerdì 6 marzo, il Kalì, locale immerso nel centro storico di Melpignano, ospita il live acustico dei Dolce Mente.

Capita a volte di ascoltare un pezzo con leggerezza e di giudicarlo con troppa fretta. Questo è un caso diverso. I brani dei Dolce Mente si lasciano ascoltare, di prepotenza quasi indescrivibile, con leggerezza. Ad un ascolto più attento nascondono molto più della leggerezza. Calvino, in Lezioni Americane, ci regalò delle proposte di scrittura per il nuovo millennio. La leggerezza, era uno dei caratteri dai quali la scrittura non sarebbe potuta e non avrebbe potuto fuggire. Kundera declamava l'insostenibile leggerezza dell'essere. Su questo punto batte un chiodo. Chiodo scaccia chiodo. Così capita di accostarsi alla musica dei Dolce Mente. Dolcemente è un avverbio, spesso gli avverbi risultano pleonastici, quasi un vezzo, una cosa in più che, nel tentativo di dar forza ad una frase, finiscono per indebolirla, donandole una curiosa insicurezza. Ma, Dolce Mente, è anche un abile gioco di parole e di riflessi. Sfugge al pleonastico e presenta una musica minimalista, essenziale. Riprende per certi versi gli arpeggi semplici, come le piccole cose della vita, di una certa musica di colta estrazione, new wave di prima stagione e indierock alla Television Personalities, ma rinuncia all'acidità, ad esempio, dei suoni alla Tom Verlaine, alla frenesia tipica dei Sonic Youth, al sound ruvido delle avanguardie d'oltreoceano. Primeggiano le atmosfere alla Smiths.
E l'oceano è un luogo da esplorare, perché la musica sembra fatta per muoversi nell'acqua tranquilla, cola al nostro ascolto come gocce di pioggia che cadono lente, una dopo l'altra, si inseguono in una pozzanghera. Un temporale estivo o le ultime reminiscenze.
Musica tipicamente pop. La classificazione pop indica la canzone popolare, di consumo, sfuggendo erroneamente a quello che il pop in origine era stato (Beatles ad esempio). Musica colta. Qui, nasce il punto d'incontro fra il pop d'autore della vecchia scuola e la new wave e l'indie di prima gestazione. Qui, nell'atto della fusione fra queste categorie, si perde l'acidità e la frenesia, resta la semplicità di un arpeggio affiancata da un'elettronica leggera che fa da sfondo alla morbidezza ed all'eleganza del pop della vecchia scuola.

Francesco Aprile