Un brutto fatto di cronaca nera ha ispirato la brillante scrittrice Elisabetta Liguori per la stesura del romanzo "La felicità del testimone", edito da Manni. Cogliendo gli aspetti più profondi della vicenda, l’autrice mette in risalto la figura di una bambina, Flavia, inconsapevolmente testimone di un omicidio. Solo otto anni per dire tutta la verità sulla morte del politico Giovanni Scalise e la paura che incombe nel cuore della piccola Flavia sono la trama del testo. Al suo fianco vi sono una serie di personaggi che ruotano come un moto satellitare intorno alla figura della fanciulla e sono la madre, la nonna, il suo badante indiano e l’assistente sociale Concetta con la quale si forma un intenso legame di affetto sincero. La bravura della Liguori sta nella sua capacità di descrivere una situazione complessa attraverso una piacevole narrazione che si addentra nell’animo della protagonista che, suo malgrado, si ritrova a decidere del destino degli altri e in primis del suo. Quanto vale la propria felicità a costo della verità? Senza cadere in compassionevoli indulgenze il romanzo è ricco di sentimenti che ne accrescono il suo alto valore letterario, già presente sin dalle prime pagine, dove si trova una dedica rivolta alla magistratura che lavora nel tempo con il tempo contro il tempo. Il volume è ricco di una serie di caratteristiche narrative che, come lei stessa definisce, verrebbe da accostarlo ad un noir, pur non avendone tutte le peculiarità proprie del genere, ma gli stati d’animo scaturiti dalla lettura facilitano l’associazione. Scorrendone le pagine, si percepiscono i turbamenti dei personaggi tramite un lessico arricchito da originali metafore che solo una donna come Elisabetta Liguori può cogliere negli aspetti della vita, anche se non è la propria, ma quella dei personaggi nati nella sua sagace mente.

di Paola Bisconti