Vivere l’esperienza carceraria vuol dire avvertire, nel profondo dell’animo umano, un senso di colpa misto al rimorso e al rimpianto quindi l’unica salvezza è rielaborare gli sbagli commessi cercando di comprenderne il perché. È un operazione di certo difficile sia per colui che tenta questo disperato esercizio di introspezione sia per la persona che offre il proprio aiuto.  Al di là dei risultati, la riflessione in se’ è già un passo per il riscatto della coscienza. Frutto di un intenso lavoro è l’antologia “Eutopia. Un altro luogo”, pubblicato da Lupo Editore, scritto da 16 detenuti che hanno partecipato all’associazione Comunità Speranza operante all’interno del carcere di Lecce, Borgo San Nicola. Gli scritti urtano le coscienze di un’intera società spesso ricca di pregiudizi e stereotipi nei confronti di coloro che hanno sbagliato. Nel libro, invece, viene fuori la volontà di recuperare agli errori commessi, attraverso una pena che non deteriora ma consente barlumi di rinascita interiore. Nonostante la situazione attuale nelle carceri italiane non lasci molte speranze, considerate le condizioni pessime nelle quali sono costretti a vivere i detenuti, vogliamo dare atto a tutti coloro che si impegnano attivamente nei confronti degli ultimi. I racconti fanno emergere le sofferenze delle persone che vivono dietro le sbarre, facendo intravedere gesti di solidarietà e altruismo fra gli appartenenti della stessa categoria. Insieme si ritrovano a vivere tutti i giorni dell’anno, anche i festivi, dove avvertono ancora più dolorosamente il loro isolamento e la lontananza dai propri familiari. Credere che scontare la pena in un carcere possa essere un esperimento di salvezza morale non è un’utopia ma un’eutopia ossia la consapevolezza di vivere in un “buon luogo” proprio come ci suggerisce la traduzione dell’elegante termine greco, nobile quanto il significato stesso. Leggere il testo consente di accostarsi al problema con sentimento ma senza commiserazione riuscendo a percepire e comprendere il disagio di uomini e donne che, nonostante gli sbagli commessi, hanno diritto ad un piano di fuga dell’anima.
 
di Paola Bisconti