Leggendo ”Gli occhi di mia figlia” di Vittoria Coppola, pubblicato da Lupo Editore, si intuisce immediatamente il motivo che gli ha concesso di vincere, con 581 mila voti, la rubrica domenicale del TG1 “Billy, il vizio di leggere”, sbaragliando altri due romanzi di elevato spessore artistico letterario: Pietrangelo Buttafuoco con “Il lupo e la luna” e Michela Marzano con “Volevo essere una farfalla”. La vittoria è motivo di festa per l’autrice ventiseienne di Taviano e per la casa editrice che ringrazia tutti coloro che credono nella piccola editoria indipendente e che hanno contribuito a far prevalere la lettura in primis. Il romanzo è caratterizzato da una rara bellezza proprio come lo sguardo di una figlia allontanata dalle braccia della madre perché fatta credere morta nel momento della nascita. La vicenda, ambientata tra Siena e Parigi, si basa su una trama articolata e ricca di riferimenti e sentimenti nobili come la maternità, l’amore fra uomo e donna, i conflitti tra figlia e madre, l’amicizia sincera. Dana è la protagonista di una storia che termina con un lieto fine ma non regala illusioni al lettore che viene rapito dai voli pindarici della giovane, intenta a scappare da un progetto di vita già stilato dalla sua famiglia, così avviene l’incontro fatidico con l’artista Andrè, di origini francese e rimasto orfano in giovane età. La poesia del loro rapporto, intenso e passionale, tocca l’apice con la notizia della gravidanza di Dana ma si sgretola con la morte precoce della neonata. Il tragico evento separa i due innamorati che in realtà si ritrovano dopo più di vent’anni e scoprono, grazie ad un’anziana ginecologa che sbroglia i nodi della storia, di essere genitori di una figlia che non era morta ma affidata ad un medico svizzero per volere della madre di Dana. Andrè che, invece, aveva cresciuto amorevolmente la figlia aveva creduto per tutto il tracorrere del tempo, che la ragazza non intendeva affrontare una situazione così impegnativa. Egoismi e fragilità, misteri e contraddizioni si rivelano in una storia che fa presagire un ritmo veloce e immediato, per questo coinvolgente. La felicità si presenta alla protagonista, dopo tanta tristezza, quando scopre di aver avuto vicino la nipote grazie al suo lavoro presso un asilo privato. Il cerchio si ricongiunge come una fatalità e Dana ritorna dal suo uomo Andrè. Il romanzo rivela, nell’epilogo, il trionfo dell’amore senza retorica o ingenua consolazione di amare tristezze ma è il risultato di un’esistenza vissuta fra gioie e dolori, rimpianti e rimorsi, felicità e tristezza di una donna che ha amato con un’anima in grado di specchiare la propria bellezza negli occhi della figlia.

di Paola Bisconti