Taranto è una città singolare non solo perché è baciata dai due mari e per la bellezza artistica che racchiude nel centro storico e non solo ma soprattutto per la sua storia in particolare quella più recente. Negli anni ’80, infatti, si arricchisce grazie alla presenza dell’Arsenale Militare Marittimo, dei Cantieri Navali e dell’Italsider, l’attuale Ilva, nonché il più grande investimento dello Stato in Puglia. In mezzo a questo apparente benessere che poi è andato trasformandosi in un killer silenzioso a causa dei fumi tossici che ricoprono la provincia pugliese ecco che la malavita si insidia come il peggiore dei mali. A raccontarci quegli anni così cruenti e importanti ci sono due intellettuali particolarmente sensibili alla questione e per questo autori di “Taranto, tra pistole e ciminiere. Storia di una saga criminale” pubblicato da Edizioni Città Futura. Sono il magistrato Nicolangelo Ghizzardi che ha lavorato come sostituto procuratore presso il Tribunale di Taranto proprio nel periodo che ha descritto nel libro insieme al giornalista Arturo Guastella, entrambi hanno ricostruito i fatti di cronaca più violenti della città ionica stilando così un volume che racconta con accuratezza gli anni in cui Taranto si industrializzava e la mafia subentrava grazie agli astuti boss in grado di impaurire persino le forze dell’ordine che si rivelarono incapaci di frenare un sistema incontrollabile perché in realtà era gestito, coperto e permesso dai politici stessi. Nulla di nuovo per un’Italia che vede da anni le repliche di spettacoli che suscitano solo indignazione nel pubblico  degli onesti. Il libro, quindi, racconta la faida tra il clan dei Modeo contro quello dei De Vitis. I fratelli Riccardo e Gianfranco Modeo formarono la più grande associazione mafiosa collegata agli altri importanti  gruppi come quello campano. Si tratta di una guerra violentissima che ha provocato 160 morti e 60 tentati omicidi, una strage che si è conclusa con l’inchiesta Ellesponto, il blitz compiuto nell’aprile del 1994, con un processo andato in archivio con 13 ergastoli e 71 condanne. Gli anni precedenti si assistette alla morte di Don Ciccio Basile, Antonio Modeo soprannominato “il messicano”, Salvatore Annacondia e con loro molte altre vittime di un sistema che mirava al controllo del contrabbando di sigarette e del traffico di droga nella città. Ghizzardi e Guastella alzano un polverone di ricordi in grado di smuovere le coscienze di chi ha fumo negli occhi e non riesce a guardare in faccia la realtà. Il libro denuncia chi e cosa ha veramente rovinato una città che avrebbe potuto invece vivere in un contesto idilliaco, baciata dal mare, con i frutti della sua terra, coni tesori del passato di quella che è stata la capitale della Magna Grecia.

di Paola Bisconti