Tommaso De Lorenzis e Mauro Favale sono gli autori del libro “L’aspra stagione” edito da Einaudi per la collana Stile Libero. Il volume non è un romanzo, un saggio o una biografia ma è l’audace racconto di una vita che è stata in grado di spiegare un decennio turbolento e incompreso: il 1968 - 1978. La storia è quella di Carlo Rivolta, giovane cronista, che descrisse con fervore il periodo che precedette l’uccisione di Aldo Moro avvenuta il 9 maggio del 1978, data ricordata anche per la morte di Peppino Impastato. Con il tragico epilogo del Presidente del Consiglio, Carlo Rivolta interpreta attraverso i suoi articoli, una gioventù spezzata e una democrazia distrutta riportando sulla  carta stampata una verità in penombra. Gli scrittori hanno impiegato lo stesso coraggio usato da Carlo Rivolta per ricordare il professionista che è stato un grande giornalista d’inchiesta nonchè un cronista d’assalto per alcune grandi testate come Paese Sera, Repubblica e Lotta Continua. De Lorenzis e Favale hanno fatto interviste, studiato i rapporti di polizia e letto gli articoli di Carlo, anche quelli non pubblicati, e nel volume da poco pubblicato sono stati messo in risalto gli aspetti più interessanti di Rivolta che ha debuttato con Eugenio Scalfari sul quotidiano La Repubblica a soli 27 anni. In questo periodo il giovane ragazzo racconta quella Roma pasoliana quindi quei borghi lontani dalla “bella vita” della capitale dove l’eroina si spacciava e le anime si vendevano per il “veleno degli eroi”. Anche Rivolta fu un eroe quando scriveva delle proteste nelle piazze romane, delle manifestazioni studentesche contro Luciano Lama, segreterio della Cgil, dalla Sapienza avvenute il 17 febbraio del 1977, del terremoto del 1980 che distrusse l’Irpinia, della morte in diretta del piccolo Alfredino Rampi caduto nel pozzo nel giugno del 1981, dell’Afghanistan in guerra contro i russi per volere di Massud ma Carlo fu anche vittima della droga, quella che lui descriveva nei suoi articoli come il peggiore dei mali. Accade il 6 febbraio del 1982 che Carlo fu colto da una crisi d’astinenza e si buttò dal cornicione del muro della sua abitazione. Rivolta ha lasciato una grande eredità, c’è chi lo ha paragonato all’Andrea Pazienza del giornalismo e sicuramente i due geni hanno qualcosa in comune che non è solo la tossicodipendenza ma la capacità di vedere oltre le barriere imposte dalla società, quelle che formano i pregiudizi, che privilegiano alcune classi sociali denigrandone altre, che disorientano e ingannano. Carlo Rivolta voleva chiarezza e pretendeva di donarla ai suoi lettori ecco perché salutò la Repubblica firmando il numero Metropoli, rivista troppo vicina agli ambienti della protesta armata, per collaborare con Lotta Continua, il giornale laboratorio di Enrico Deaglio. È questa l’epoca in cui servirebbero bravi giornalisti come Carlo Rivolta in grado di raccontare la realtà senza bavagli e censure da parte della politica. È un libro che non ha attinenza alcuna con il nostro amato Salento eppure ci appartiene perché siamo tutti figli di un’Italia amata, odiata, difesa e rinnegata ma più di tutto abbiamo un debito. No! Non è quello che sta sacrificando la nazione in crisi economica, è il conto da pagare verso chi ha donato alle pagine della storia la verità e per questo lo ringraziamo così come siamo grati a De Lorenzis e a Favale che hanno riportato alla luce un personaggio da non dimenticare!

di Paola Bisconti