Le masserie che si incontrano nel territorio salentino che siano abbandonate oppure ristrutturate in lussuosi residence dimostrano ugualmente un fascino ineguagliabile. Astuti imprenditori hanno recuperato molti di questi tesori architettonici donandogli la funzione di agriturismi o di bed and breakfast. Così nelle stanze dove ora turisti e non si concedono ore di relax un tempo si svolgeva un’intensa attività contadina di vita agreste. In tutta la Puglia si contano più di 2000 masserie e ognuna di loro ha delle peculiarità che le contraddistinguono. Per esempio a Supersano lungo la strada dell'olio sorge la masseria “Le Stanzie” nell'antico casale di Sombrino, dove era situata una stazio romana che collegava Otranto a Gallipoli. Nel corso dei secoli la masseria “Le Stanzie” è stata abitata dai nobili che produssero il miglior formaggio della Terra d'Otranto. Il termine masseria, infatti, deriva dal latino arcaico che significa massa di pasta, termine che fu a sua volta importato dal greco maza, massa di farina impastata. Si passò poi al latino classico con il quale assunse un significato più generico ossia riunione, blocco finchè nel tardo latino significò complesso di beni rustici. La costruzione, quindi, appare chiusa e tutte le aperture sono all'interno della corte dove trall'altro si svolgeva gran parte del lavoro. Le mura fungevano soprattutto da protezione alle numerose incursioni dei briganti fra cui i saraceni che non si limitavano a seminare il terrore nelle coste ma anche nell’entroterra per questo fu obbligatorio costruire delle torri di difesa per avvistare i nemici. Alle torri si aggiunsero altri elementi decorativi sulle facciate degli edifici abbellite con scenografiche scalinate, loggiati, statue, stemmi. Quando si superava il pericolo all’interno della masseria si svolgeva una vita serena svolta soprattutto nella corte, vero fulcro e cuore pulsante della masseria. Il cortile ospitava le carrozze e i carriaggi da trasporto nonchè le stalle e i depositi per gli attrezzi da lavoro, indispensabili erano il pozzo, le cisterne per l'acqua, le pile per il bucato, gli abbeveratoi e i granai. Un aspetto essenziale era la raccolta dell'acqua piovana che veniva recuperata dai lastrici solari o dai tetti a falde attraverso un sistema di canalizzazione che portava in diverse cisterne. La stessa aia offriva un recupero dell'acqua attinta con sistemi manuali e utilizzata nei servizi domestici.
In realtà le masserie erano considerate delle piccole industrie dato che molte erano opifici, frantoi oleari, caseifici, aziende agricole. In altre ancora fermentavano movimenti culturali proprio come è accaduto  nella masseria “Marianna” sita a Specchia, un tempo appartenente alla famiglia del grande poeta Girolamo Comi e ancora nella masseria “Spigolizzi” situata sull'omonima collina nel territorio di Salve che fu fino al 2000 la residenza di Norman Mommens: disegnatore, progettista, pittore e scrittore. In questo territorio sorge anche l'aparo “Valentini”, si tratta di una struttura utilizzata per l'allevamento delle api, mentre la masseria “Palombara” che fu costruita lungo l'antica via Traiana congiungeva la città messapica di Vereto a Ugento. La masseria “Simone” invece è così conosciuta perchè fu di proprietà di Aldo Simone, padre della storiografia salvese. Tutte esprimono il loro splendore e la propria storia, racchiudono misteri e leggende, custodiscono segreti che mai sveleranno per lasciare all'uomo di oggi la libertà di interpretare il passato.

di Paola Bisconti