Antonio De Ferraris, detto Galateo, nacque a Galatone (Le) nel 1444 da Pietro de Ferraris e Giovanna d'Alessandri. Studiò Lettere, Medicina e Fisica per poi trasferirsi a Ferrara, dove potè completare gli studi. Laureatosi, esercitò la professione di medico a Ferrara, Venezia e Napoli, fu un esponente dell'umanesimo meridionale, ebbe molta rinomanza presso la corte napoletana al punto da divenire membro dell'Accademia Pontaniana. La famiglia, originaria da sacerdoti italo-greci, annovera fra i suoi antenati il teologo Giorgio detto il Latino, immigrato da Costantinopoli; il padre del Galateo, infatti, ricordò con orgoglio le sue radici italo-greche. A Napoli frequentò i maggiori esponenti della cultura meridionale come Antonio Beccadelli, Giovanni Pontano, Giacomo Sannazaro, e l'umanista veneziano Ermolao Barbaro. Fra il 1470 e il 1480 dimorò stabilmente nel Salento; qui sposò Maria Lubelli dei baroni di Sanarica. Nel biennio 1480-1481, con l'invasione di Otranto da parte dei Turchi, si rifugiò a Lecce. Nel 1490 è ancora a Napoli, ma la caduta della dinastia Aragonese lo spinse al ritorno definitivo nel Salento dove fondò l'Accademia lupiensis a Lecce. Morì a Lecce il 12 novembre 1517.
La sua opera più importante, De situ Japigiae fu stampata per la prima volta nel 1558 per volontà del marchese di Oria Giovanni Bernardino Bonifacio.