1.

La fase detta dell'Illuminismo pugliese ebbe luogo a Terlizzi ad opera di Ferrante De Gemmis che istituì, nel 1754, un'accademia che "aveva dato vita ad un sodalizio di intellettuali e uomini colti che non intendevano affrontare temi di carattere letterario, filosofico o teologico - come era avvenuto per gran parte delle accademie sorte in Puglia nel secolo XVII -, ma che finalmente si orientavano verso problematiche inerenti al progresso economico, alla pubblica felicità e soprattutto allo sviluppo dell'agricoltura" (Sisto, P., I nostri illuministi. Tra scienza ideologia e letteratura, Schena Editore, Fasano 2003).

2.

Tale tentativo di rilancio prese il via a partire dalla grande influenza e dal fascino che gli studi dell'abate Antonio Genovesi esercitarono sull'allora cultura meridionale. Il suo ruolo presso l'Università di Napoli, dove ricoprì la cattedra di Economia e Commercio e di Meccanica delle Arti, fu fondamentale slancio a quel tentativo di rinnovamento della cultura e delle tecniche lavorative (rilancio dell'agricoltura, del commercio, introduzione di tecniche agricole più efficaci e di nuove colture). Quest'appello al rinnovamento fu colto dall'aristocrazia terriera, dal ceto civile, da parte del clero a partire dalla "Capitanata del Salento, dalle zone costiere a quelle più interne della Puglia" (Ivi).

3.

Fra gli esponenti salentini di suddetta corrente di pensiero è possibile annoverare Giuseppe Palmieri (Martignano 1721-1793), che studiò a Napoli dove fu allievo del Genovesi. Nel 1775 "tentò di rilanciare l'accademia degli Speculatori" (Ivi), puntando all'accrescimento, allo sviluppo delle scienze, dell'agricoltura e del commercio al fine di migliorare il pubblico bene. Di questa fecero parte Gaetano Filangieri, Giovanni Presta, Cosimo Moschettini, Filippo Briganti. Il neomercantilismo del Palmieri ruotava attorno ad ideologie dal sapore riformistico, puntava, infatti, a riformare il sistema creditizio al fine di combattere l'usura attraverso una fitta rete di casse locali nel tentivo di un rilancio dell'agricoltura. Ebbe un atteggiamento critico nei confronti dell'aristocrazia definendo l'atteggiamento di tale classe come distintosi per inazione. Per il Palmieri la classe nobile avrebbe dovuto ricoprire un ruolo attivo, da ciò proponeva, al fine di ottenere un vero progresso, un rinnovamento delle classi dominanti.

4.

Filippo Briganti (1724-1804) fece parte "dell'entourage del Palmieri" (Ivi); il fulcro del suo pensiero si sviluppò attorno a tematiche tipicamente di carattere giuridico ed economico. Spinse il suo pensiero verso la denuncia di ogni forma di tortura, respingendo ogni tipo di privilegio.

Giovanni Presta (Gallipoli 1720-1797), medico, concentrò il suo pensiero attorno alla coltivazione del tabacco e dell'ulivo, pensando a nuove tecniche e ad un ammodernamento dei frantoi, il tutto letto nell'ottica della felicità pubblica, sottolineando già a partire dal 1788 come la produzione salentina di olio potesse competere con produzioni più rinomate come quella toscana o della Provenza.

Cosimo Moschettini (Martano 1747-1820) metteva in evidenza come il sistema fondiario in Terra d'Otranto fosse fondato su tutta una serie di privilegi di tipo feudale latifondista.