Da sempre sottovalutate come risorsa turistica, fin troppo sfruttate dal business dell'ecomafia, di certo fonte per l’economia locale. Sono le numerose cave presenti in tutto il territorio salentino che sono nate dallo scavo compiuto dagli uomini con il proposito di ricavarne la “pietra gentile”, più conosciuta come pietra leccese, che è stata sapientemente utilizzata non solo per edificare, ma anche per creare delle vere e proprie opere d'arte come i monumenti preistorici, quindi i dolmen e i menhir oppure per le costruzioni romane, per poi esplodere nell’arte barocca che ingentilisce le splendide facciate delle chiese di Santa Croce, del Palazzo dei Celestini, del Duomo a Lecce e molte altre.

Nell'Agro di Cutrofiano, in località Lustrelle, si trova una cava di argilla dove nasce il parco dei fossili del Pleistocene. Si tratta di un'area di 12 ettari colorata di verde grazie a migliaia di piante di varie specie che circondano una casina del '600 nonché sede del museo malacologico delle argille.

Un paese che fonda la sua economia sulla pietra leccese è Cursi situato su un terreno molto più compatto rispetto agli altri, per questo si incontrano numerose cave che inizialmente furono scavate e scoperte dai Cursores i quali lavoravano sotto un sole cocente con attrezzi rudimentali producendo pile utili per riporre olio, grano e legumi.

Molto affascinanti sono le cave di bauxite presenti a Poggiardo, Palmariggi e Otranto. Singolare è lo scenario che ci offre la città idruntina dove in una vecchia cava dismessa, nata tra gli anni '60-'70, si è conformato un lago che data la presenza di bauxite assume un colore verde. Il luogo è simile alle formazioni rocciose australiane di Uluru che come nella cava di Otranto appaiono delle collinette di un colore rosso intenso che contrasta con i conci della vegetazione.

 

di Paola Bisconti