Suona l’immagine… con “Bird”

Da martedì 17 e ogni martedì al Felix di Trepuzzi (Le) torna la terza edizione delle Jam Del Birdland. Il progetto coordinato e diretto da Marco Bardoscia e Raffaele Casarano, è ormai una tradizione invernale per i cultori e gli amanti della più moderna e affascinante musica popolare:  il jazz. Questa edizione speciale prevede una novità chiamata “Suona L’immagine”, che consiste nella proiezione di film sulla biografia dei grandi jazzisti come “Bird”, Dexter Gordon e tanti altri. A musicare i filmati muti, saranno proprio i musicisti che si alterneranno sul palco dando vita e senso alle proiezioni. La ritmica base è composta da Ettore Carucci (piano), Marco Bardoscia (contrabbasso) e Marcello Nisi (batteria).

Le jam session sono un terreno fertile per l'incontro di musicisti, lo scambio di idee, e sono quindi l'occasione dove sono nate molte collaborazioni musicali. Con questo spirito si avvia questa nuova avventura. Il progetto “Le jam del Birdland”, cerca all’interno della classica jam session, una sorta di laboratorio sulle interpretazioni dei classici standard del jazz e sull’improvvisazioni con il supporto di una ritmica di base (pianoforte, batteria, contrabbasso) dal vivo, invitando chiunque abbia voglia di suonare il jazz  ad avvicinarsi con il supporto tecnico di musicisti competenti nel campo.

L’obiettivo quindi, quello di creare un vero punto d’incontro tra chi si approccia a voler cominciare un cammino verso lo studio del jazz, chi vuole approfondire la conoscenza degli standard e chi si diverte soprattutto a gustarsi questo bellissimo scambio di energia che avverrà sia tra i musicisti.

“Special edition” perché ogni mese la jam assumerà una linea musicale differente, a partire dalla jam classica sino al latin jazz.

Il progetto “Le jam del Birdland” prende il nome dall’omonimo storico jazz club, (Il paese degli uccelli) che derivò dal soprannome di Charlie Parker, Bird (malinconicamente, negli anni del suo declino fisico e mentale, a Parker fu proibito di entrare al Birdland). Con un indirizzo principale su Broadway (1678 Broadway, all'angolo con la cinquantaduesima) il Birdland aprì i battenti il 15 dicembre del 1949, quando già iniziava la decadenza della strada, con un cartellone che includeva Parker, Stan Getz, Lennie Tristano, Lester Young, Harry Belafonte, Oran Page, Max Kaminski e Florence Wright. Rimase in attività più di 15 anni, centro di un'attività incessante di concerti (con serate doppie e triple dalle 9 di sera fino all'alba).

Il biglietto di ammissione era di un dollaro e mezzo, e veniva pagato quasi ogni sera da star del cinema e celebrità di tutti i tipi. Era facile incontrare, tra gli abitueè, Gary Cooper, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, Joe Louis, Marlene Dietrich, Ava Gardner, Sammy  Davis, Jr. e Sugar Ray Robinson. Il quartetto di John Coltrane vi registrò "Live at Birdland". Count Basie vi suonava regolarmente con la sua orchestra, e vi registrò la canzone di George Shearing dedicata al locale, "Lullaby of Birdland". Altri regolari animatori del locale furono Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Miles Davis, Bud Powell, Erroll Garner. L'originale Birdland chiuse i battenti nel 1965.

Un locale jazz con lo stesso nome venne aperto nel 1986, a 2745 Broadway (all'angolo con la 105esima strada) e si trova ora a al numero 315 W 44th Street. Oltre che dal titolo del già citato standard, il nome del Birdland è celebrato dall'omonima canzone dei Weather Report sull'album "Heavy Weather": il testo, in stile vocalese,  aggiunto pochi anni dopo da Jon Hendricks per l'album dei Manhattan Transfer chiamato appunto "Vocalese", rievoca i fasti del locale e della Cinquantaduesima. Joe Zawinul, l'autore del brano, incontrò per la prima volta sua moglie in questo locale, ed ha aperto un jazz club dello stesso nome a Vienna.

Da qui dunque l’idea di ricreare attorno ad uno dei locali notturni del Salento, una delle ambientazioni più suggestive e soprattutto accoglienti per chi, nei giorni stabiliti e dedicati soprattutto a questo progetto, decide di “immergersi” in questo mondo fantastico del jazz, più essenziale e magico degli anni 30 ad oggi, e ritrovarsi chissà anche in “bianco e nero”!

Una jam session  è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance musicale senza aver nulla di preordinato, di solito improvvisando su griglie di accordi e temi conosciuti (standards). Il termine, di etimologia afro-americana ma ancora piuttosto oscura, è nato negli anni 20 negli ambienti jazz, e si è poi diffuso anche nel rock. Una jam session in genere non ha lo scopo di intrattenere il pubblico, ma è un ritrovo di musicisti che hanno così l'opportunità di provare nuovo materiale musicale e mettere alla prova la loro abilità di improvvisatori in confronto con altri strumentisti; a volte è semplicemente un ritrovo sociale.  Alle jam session possono partecipare musicisti di tutti i livelli e possono avvenire in locali privati o pubblici. Ad esempio divennero leggendarie negli anni 40 le jam session del club di New York City Minton's Playhouse, che dopo l'orario di chiusura ospitava musicisti come Ben Webster e Lester Young ed i giovani della nuova leva bebop come Thelonious Monk, Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Questi incontri spesso si trasformavano in vere e proprie competizioni fra virtuosi.
 
   Gianluca Calò