La stampa ha titolato un suo articolo di qualche giorno fa “è in Salento la vacanza perfetta” aggiungendo che le parole chiave sono “mare, cordialità, enogastronomia, ospitalità, barocco, olio, musica, uliveti, tradizioni”, ma non tutti sanno che il fermento per la promozione del nostro territorio è a Martignano.  
Sono stata invitata dall’organizzazione di Salento Griko per visitare la loro sede che con le loro attività mantengono in vita e propongono ogni giorno ai propri visitatori.
Si tratta di un magnifico palazzo cinquecentesco, la cui valenza storica viene traghettata nel tempo con la rifunzionalizzazione voluta dall’amministrazione locale e dallo sforzo di quest’associazione come testimonianza tangibile delle tradizioni, usi e costumi di un’era passata, nel rispetto stesso della struttura architettonica.
L’uso ed il recupero di edifici antichi garantisce una seconda vita ai nostri centri storici,una rivalutazione continua delle nostre radici culturali, ma tutto questo deve essere fatto nel rispetto dell’architettura nel riconoscimento della valenza estetica e storica degli edifici .
Il palazzo con impianto cinquecentesco ha subito delle mutazioni nel corso del XVIII secolo ed ora appare diviso in due ali l’una di proprietà privata e l’altra a servizio delle attività di promozione del territorio attraverso Salento Griko che svolge comunicazione e organizzazione turistica.
Il gruppo si auto finanzia attraverso dei laboratori didattici rivolti ai ragazzi.
Il palazzo si sviluppa su due piani e nella parte pubblica ospita nei suoi locali oltre a una sala conferenza, una biblioteca ed una mediateca, sorprendete invece appare la parte interrata dove si conserva un magnifico frantoio semi-ipogeo completo di macchine per la lavorazione delle olive.
A servizio della struttura c’è il cortile interno e l’agrumeto con pergolato nella parte retrostante. L’impianto è stato interessato da opere di restauro, ma per molti versi alcuni aspetti risultano incompiuti o irrisolti e hanno evidenziato lo stridente contrasto tra le due realtà quella pubblica e quella privata.
Anche qui come in molte strutture Salentine private, talvolta le azioni su un’architettura con il carattere storico non sono regolamentate sufficientemente.
È alquanto avvilente che gli interessi del singolo prevalgano su quello collettivo della tutela del patrimonio artistico: anche il Palazzo Palmieri è stato oggetto di interventi che snaturano il complesso architettonico e ne minano la bellezza. Questo è l’affermazione per un sentimento appassionato non di un tecnico, ma di un cittadino che reputa in pericolo la propria cultura e le proprie tradizioni se non adeguatamente tutelate.
Aperture indiscriminate di finestre, passaggio di tubi del gas nei balconi, montaggio di zanzariere e portafiori metallici agganciati alle finestra, tutti elementi moderni alcuni indispensabili altri meno, ma tutti aggiunti senza le opportune considerazioni che avrebbero assicurato il rispetto oggettivo di una struttura antica.
Cesare Brandi, nel suo “Teorie del restauro” afferma che “L’architettura moderna ha cambiato le sembianze della città, ha i suoi titoli di credito senza esibirli, nel più profondo della nostra vita di ogni giorno, nel nostro benessere, o malessere che sia, d’ogni giorno. Ma proprio per questo non ha il diritto di distruggere il passato che è giunto fino alla nostra sponda e che non può in nessun modo convivere nella stessa piazza e nella stessa strada”.

di Alessandra Paresce