Sono alti, maestosi, monumentali, sono gli ulivi del Salento: orgoglio di una terra antica e culla di grandi civiltà. Roberto Gennaio, studioso dell’habitat naturale della sua regione, ha colto la bellezza e la poesia di questi muti testimoni del tempo, i cosiddetti giganti verdi, che l’autore descrive egregiamente nel suo libro intitolato “Titani olivi monumentali del Salento” pubblicato nella collana dedicata all’Ambiente da Edizioni Grifo. La lettura del volume, frutto di un lavoro naturalistico-paesaggistico, consente un affascinante viaggio fra le campagne del nostro sud, meravigliose distese di terra rossa puntellate da incantevoli esemplari di alberi d’olivo e ripresi in altrettante splendide foto che caratterizzano il testo. Le 112 pagine della guida sono ricche di curiosità, notizie, approfondimenti, dati dendometrici e c’è persino la localizzazione di alcuni tipi di olivo ricostruita attraverso le coordinate geografiche. Su tutto il territorio salentino si contano circa 50-60 milioni di alberi che hanno resistito alla siccità dell’estate, al freddo e ad altre intemperie dell’inverno così come sono sopravvissuti alla presenza dei parassiti. L’uomo ha poi saputo tramutare il legno resistente della pianta in vari strumenti e utensili indispensabili per l’attività quotidiana sia nei campi che in casa inoltre con il tronco si costruiscono oggi come allora pregiati mobili, ma il vero vanto di queste piante è ciò che esse producono: l’olio, l’oro del Salento, che ha consentito nel corso degli anni lo sviluppo dell’attività olivicola. Roberto Gennaio con minuziosa cura e attenzione stila anche una descrizione delle sostanze, dei composti, delle proprietà nutrizionali e salutari dell’elemento che regna sulle nostre tavole. Diffondere testi come i “Titani olivi monumentali del Salento” è un modo per diffondere la cultura della difesa del territorio che deve essere a tutti i costi protetto e salvaguardato da coloro che tentano di invadere la natura con l’asfalto e il cemento camuffando gli sporchi affari speculativi in un finto progresso.

di Paola Bisconti