Il Parco naturale regionale Costa d’Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase è uno dei parchi Pugliesi di recente istituzione. Già dal 2008 esso è dotato di un Consorzio per la sua gestione che ha sede nell’incantevole castello di Andrano.
Un bel parco caratterizzato da un prezioso valore scientifico, culturale e naturalistico che comprende aree Sic, siti d’importanza comunitaria ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CE, con poco più di 3200 ettari e una lunghezza di quasi 60 km di costa; esso lambisce i territori di dodici comuni ricchi di fascino e di storia, di piccole bandiere blu assegnate per un turismo consapevole.
Natura davvero esclusiva, tra venature rocciose e altipiani greci in lontananza; quel paesaggio che già Il poeta P.P. Pasolini amabilmente descriveva e ci immergeva con queste parole:
“In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capir: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema”;...ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d’ulivi”.
Già quando attraversi il parco, con la tua radio sintonizzata su frequenze balcaniche, sei pervaso da mille emozioni e allora non puoi fare a meno di spingerti più giù, fino al capo d’Italia per curiosare tra gli ipotetici confini del suo mare smeraldo o semplicemente per ammirare l’eleganza normanna delle sue ville. Orizzonti marini e oriente mozzafiato, quindi, a tergo di zuccherosi fichi d’india, falesie, terre incolte o distese di spighe; sono tragitti incredibili tra quelli che un tempo erano i cosiddetti “sentieri del sale”, vie di canaloni utili e sedi d’umili dimore che incorniciano i muretti terrazzati, le pajare, le torri d’avvistamento e le masserie fortificate.
Sono paesaggi dove vale davvero la pena di fermarsi, magari sotto l’ombra delle sue balconate, per sgranocchiare una corposa frisa a rucola e pomodoro o per sorseggiare un generoso e caldo Negro amaro. Qui gli uccelli migratori si perdono oltremare echeggiando tra le grotte della Zinzulusa, dell’inaccessibile grotta dei Cervi o di quelle ancora da scoprire.
Da Punta Palascia a Santa Maria di Leuca, transitando per le marine e i porti di Tricase, si rivivono approdi di forti eserciti e antiche leggende, respiri di civiltà rupestri e popoli di cordiali pescatori.   
Il Parco è un bagno di colori e profumi quando ci s’inoltra nel boschetto di Tricase, area di Querce Vallonee (Q. macrolepis) unica in Italia; alberi le cui grosse ghiande qualificarono anche la fiorente arte di conciare le pelli. Un piccolo sguardo per convincersi della maestosità di questa specie ci viene dall’esemplare chiamato dei “ cento cavalieri” ubicata sul tratto che collega il porto di Tricase al suo centro. Sono invece querce di lecci (Q. ilex) quelli che caratterizzano il bosco di Castro e Tiggiano, le cui essenze di cespugli di alloro, terebinto e biancospino, fiori d’alisso e di fico testimoniano l’inestimabile valore di un Parco assolutamente da conoscere.
 
di Mimmo Ciccarese