“Vorrei che il mio corpo fosse una scatola rossa … gonfia, morbida, di velluto. Chiudere il coperchio … e non vedere più niente”. Questa è una delle frasi che Carmela Cirella Frassanito scriveva sul suo diario la cui lettura ha permesso di scoprire la profondità d’animo di un’adolescente non alle prese con i primi amori, ma con le più brutali sofferenze che una piccola donna possa subire. Carmela aveva tredici anni quando venne drogata con anfetamine e violentata dal branco, un gruppo di uomini balordi fra questi anche dei minorenni, che non ebbero pietà del corpo indifeso della piccola ragazza.
Oggi quella storia è raccontata in un graphic novel edito da BeccoGiallo intitolato “Io so’ Carmela” una frase che ricorre spesso sulle pagine del diario della giovane che è come se ripetesse a se’ stessa: “io sono una persona che ha diritto ad essere felice e nessuno può violare brutalmente la mia verginità, io sono solo una bambina che vorrebbe vivere i turbamenti dell’età senza soffrire né’ subire tutto questo male”. E invece Carmela è stata vittima di un reato che oggi un nuovo eufemismo definisce “femminicidio”, ma nonostante la sua giovane età trova il coraggio per raccontare l’accaduto sia al padre che la ritrovò per strada dopo quattro giorni di ricerca in seguito ad un suo allontanamento da casa, sia ai Carabinieri che  verbalizzarono i racconti di Carmela ricchi di tristi dettagli.
Tuttavia le denunce servirono a ben poco dato che quasi tutte le dichiarazioni di Carmela furono archiviate, solo quella contro i minorenni è stata conclusa con una sorta di prova in un periodo di recupero durato 15 mesi, mentre per l’altra denuncia a settembre ci sarà la sentenza di primo grado contro i maggiorenni. Tutto ciò mentre la piccola ragazza fu invece definita dai servizi sociali “un soggetto disturbato con capacità compromesse”. Carmela seguì una serie di cure riabilitative presso alcuni centri, prima a Lecce e poi a Gravina di Puglia, dove le furono somministrati forti medicinali anti-depressivi, questo però non fece altro che peggiorare il malessere della ragazza. Ogni fine settimana, il padre Alfonso andava a prendere la figlia affinchè trascorresse un po’ di tempo con la madre Luisa Maiello e i due fratelli più piccoli, ma domenica 15 aprile del 2007, Carmela si buttò dal settimo piano della sua abitazione, uno dei palazzi del quartiere San Paolo VI di Taranto. Finisce così la vita di un’adolescente incompresa da un sistema sociale che non ha saputo offrirle il giusto sostegno.
Oggi Alfonso Frassanito che a Carmela ha voluto bene come se fosse il padre naturale dato che il vero genitore morì quando lei aveva solo un anno, porta avanti una battaglia affinchè la magistratura punisca i violentatori. In attesa dei verdetti processuali la famiglia si è impegnata in vari progetti: nel 2008 ha fondato un’associazione che si occupa della tutela dei diritti umani e civili delle famiglie e dei minori; ha collaborato con il comitato “Giù le mani dai bambini” aderendo al progetto “Scuole protette” e ha avviato la petizione “Controlliamo i controllori” che ha lo scopo di  creare un Osservatorio Nazionale in  grado di vigilare sui servizi sociali.
Le 160 pagine a colori del fumetto “Io so’ Carmela” scritto in seguito a un meticoloso lavoro di ricostruzione svolto da Alessia Di Giovanni insieme all’illustratrice Monica Barengo, racconta una storia che scuote gli animi, turba le coscienze, sveglia i dormienti da uno stato di inefficienza e indifferenza generale, descrive un’innocenza violata e il dramma di una ragazzina che avrebbe voluto annotare su quel diario solo le piacevoli lusinghe da parte dei corteggiatori: “Mi diceva sempre che ero bella. È bello quando ti dicono che sei bella!”… Scriveva la piccola Carmela.

di Paola Bisconti