Grazie per aver viaggiato con noi” è un delizioso romanzo scritto da Fausto Romano, pubblicato da Lupo Editore e disponibile da Giugno in tutte le librerie, inoltre è on line il trailer del libro girato a Roma durante la Festa dei Popoli.
Il giovane attore galatinese appassionato di scrittura ha vergato il suo esordio letterario raccontando le avventure di Giorgio Severini che di ritorno da New York si ritrova a sostare per diverse ore nel freddo aeroporto di Parigi in attesa di prendere il primo volo disponibile per tornare a Roma. Il medico-chirurgo perde il suo bagaglio “rosso lucido, con i bordini blu e un lucchetto color oro” insieme all’agendina, la moleskine consigliata dallo psicoanalista per appuntare i suoi “perché”, e nell’attesa di riabbracciare l’adorata valigia come fosse una cara amica d’infanzia, il dottore inizia a ricordare il proprio passato.
Lo smarrimento di un oggetto diventa così una sorta di pretesto per compiere uno straordinario viaggio esistenziale. L’errore commesso dalla segretaria nel calcolare il fuso orario si rivela quindi fatale per Giorgio Severini, classe 1956, originario del Salento, residente a Roma, sposato con Tiziana, che al termine di un monologo interiore giunge inaspettatamente ad attuare sorprendenti cambiamenti nella sua vita.
Un senso di piacevolezza accompagna la lettura delle 137 pagine dove prevale un tono ironico e spesso sarcastico, un’ilarità che però non toglie profondità e spessore ad alcune riflessioni che racchiudono i pensieri più profondi del protagonista della storia.
Un tuffo nel passato ed ecco Giorgio bambino che si diverte a sostituire le parolacce con un “porca paletta”, imprecazione di gran lunga più originale di quelle in voga, e poi l’”Ascèl”, buffo nomignolo affibbiatoli a causa di un’iperidrosi, un’eccessiva sudorazione che non gli dava tregua.
 Divertenti sono gli aneddoti della gita fatta in Sicilia con i compagni di liceo e non a Praga come sperato, gli anni dell’università e la laurea in medicina conseguita per accontentare l’ambizione dei genitori accantonando il sogno di aprire un chiosco a Gallipoli dove nei suoi occhi ci sarebbe stato sempre il mare “allegro, malinconico, bizzarro, generoso”.
Incantevoli sono le pagine dedicate al barbiere con il suo scettro, una forbice “bella, elegante, luccicante, che metteva con delicatezza nel taschino esterno della sua giacca bianca” pronta ad essere usata per il rito del taglio di capelli.
Si rincorrono le parole scritte per i suoi amori: da quelli adolescenziali, alla moglie Tiziana e non meno importante lo speciale rapporto con il cane Spillo.
Eccezionali sono le descrizioni che impreziosiscono il racconto e che in alcuni casi alludono alla passione dell’autore per l’arte teatrale come quando descrive le labbra rossissime di una hostess che a Giorgio Severini sembrano il sipario di un teatro ottocentesco “e io sono lì seduto pronto per gustarmi il più bello spettacolo della mia vita”.
Intanto le pagine scorrono finchè non si giunge al termine … e porca paletta, l’Ascèl già mi manca! Non ci resta così che attendere un nuovo viaggio e un altro libro.

di Paola Bisconti