Antonio Penna è un brillante scrittore, anticonformista, creativo, autore di storie originali. È il protagonista del secondo romanzo di Luigi Saccomanno: “Scrittori brutta razza” pubblicato da Lupo Editore.
Zenit è una giovane donna, sola e folle, spregiudicata e alternativa, anticonvenzionale e audace. Parla con la luna, suona il violino, ama le ballate irlandesi.

Antonio e Zenit si amano: lui adora quel piglio di pazzia della ragazza, lei è affascinata dalla scrittura del narratore.
Qualcosa però li separa, cadono le certezze, crollano le convinzioni e tutto ciò che prima era sicuro si sgretola in falsità, inganno, raggiro.

Attraverso una trama intensa e avvincente, Luigi Saccomanno spiega la sua idea di scrittura “unico riparo nella tormenta”, mette in luce il senso stesso di quest’arte attraverso il racconto dell’inquietudine esistenziale di Antonio Penna che ha vissuto un’infanzia colma di solitudine e dolore.

La scrittura quindi come riscatto morale di un uomo che utilizza la penna come fosse un coltello da affondare in quel mondo preconfezionato, stereotipato, standardizzato. Nel libro di Saccomanno invece nulla è scontato o banale. Ogni parola, ogni frase o pensiero è frutto di un subbuglio interiore che l’autore riporta su carta come per lenire il dolore da una ferita sanguinante.

Formidabile è l’immagine di copertina: “Limbus”, un olio su tela di Dino Valls che riproduce perfettamente il senso della storia narrata dal talentuoso Luigi Saccomanno che con questo romanzo conferma di essere uno scrittore sui generis.

di Paola Bisconti