Partendo dalla splendida e pittoresca piazza Salandra, su cui si affacciano antichi palazzi e dimore storiche di varie epoche, dove spiccano lo stile Barocco e la guglia, vi conduciamo, per una breve visita, a Nardò, l’antica Neretum, secondo centro del Salento dopo il capoluogo. Di origini antichissime (rinvenute testimonianze litiche in alcune grotte: Uluzzu  e Cavallo) tanto da parlare di Paleolitico “Uluzziano”, fu centro messapico, ebbe una fiorente attività in epoca romana (il porto Emporium Nauna  a Santa Maria al Bagno sorgeva sulla via Traiana). Alla caduta dell’impero romano fu preda di barbari (Longobardi)  e saraceni, successivamente fu a lungo possesso dei bizantini, poi dal 1055 dei Normanni.  In seguito si succedettero per le continue lotte feudali i Turchi nel 1480, i Veneziani nel 1484, gli Angiò (fu tra le Universitas del tempo) e gli Aragonesi, infine i nobili feudatari Acquaviva ne presero possesso dal  1497  fino alla fine dell’ottocento. Partecipò attivamente al Risorgimento italiano.   Il 9 aprile del 1920 fu proclamata Repubblica per alcuni giorni in seguito ad un’insurrezione popolare.  
Cittadina con circa trentamila abitanti, con un territorio molto esteso, dista circa 25 km da Lecce e 6 km dalla costa ionica, lunga ben 22 km, dove sorgono le sue splendide marine: Sant’Isidoro, Torre dell’Inserraglio, Porto Selvaggio e Palude del Capitano (Parco naturale regionale), Santa Caterina e Santa Maria al Bagno.    Importante centro agricolo, commerciale e di artigianato locale, ha nella produzione del vino e delle rinomate olive “celline” i suoi punti di forza nelle esportazioni.  
Nardò, in latino Neretum (il suo nome deriva dalla parola illirica "nar" che significa acqua), brilla per il suo fantasioso barocco leccese soprattutto nella Chiesa di S. Domenico, risalente al ‘500 e restaurata in stile barocco dopo il terremoto.  Il monumento più notevole, però, è la maestosa Cattedrale di Santa Maria Assunta in stile romanico del XIII secolo, sede del vescovo dal 1413, a tre navate, con affreschi in gran parte trecenteschi , tre notevoli  altari scolpiti (Buffelli  1668) con tele di ottima fattura (De Matteis, Solimena, Olivieri, Sanfelice) ed un pregevole Crocifisso Nero ligneo in cedro (del sec. XIII) . Secondo la leggenda il crocifisso avrebbe sanguinato quando i saraceni tentarono di trafugarlo. Durante il lungo restauro di fine ottocento si sono aggiunti nella Cattedrale gli affreschi di Cesare Maccari (1899).
La Cattedrale fu rifatta in parte - dopo il terremoto del 1230 - sulla precedente, sorta nel 1090 per opera dei monaci Benedettini, a sua volta costruita sul luogo di una chiesa basiliana. Ha subito delle modifiche nel ‘300 e nel ‘700. Nel 1980 è stata elevata a Basilica minore.
A fianco della Cattedrale sorge il Palazzo Vescovile. Tra i monumenti spicca il caratteristico tempietto del 1603 detta “Osanna”.  Interessanti sono la Chiesa della Madonna del Carmine, rinascimentale con campanile barocco ed all’interno dipinti di Strafella e Catalano, la Chiesa barocca di San Giuseppe, la Chiesa barocca  dell’Immacolata, la Chiesa barocca di Santa Teresa. Ricordiamo il Castello degli Acquaviva del XV secolo, ora sede del Municipio, con quattro massicce torri angolari a mandorla. In piazza Antonio Salandra si possono ammirare la guglia dell’Immacolata (1769), il Sedile (XV secolo), la Fontana del Toro ed edifici vari come il Palazzo della Pretura o del Comune con un bel portico in stile veneziano. Da vedere ancora le mura romane con torrioni cilindrici,  il Teatro Comunale (Inaugurato nel 1909), la cripta basiliana di Sant’Antonio Abate, la Chiesa di Santa Chiara con annesso convento,  la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, il Santuario di Santa Maria Incoronata, la Chiesa dei Cappuccini, la Chiesa di San Trifone, la Chiesa di Santa Maria della Purità. All’esterno del centro abitato si possono visitare le Torri costiere, le splendide ville in località “Le Cenate”  e le numerose ed antiche masserie fortificate di notevole pregio architettonico (di Trappeto, di Carignano, di Ascanio, di Giudice Giorgio, dell’Abate Cola).
Centro culturale molto attivo in epoca bizantina grazie alle “Scuole Scrittorie” dei monaci basiliani, successivamente con l’insediamento di vari ordini religiosi (Benedettini, Francescani, Domenicani, Clarisse, Carmelitani,  Cappuccini, Agostiniani ecc.). Con l’Accademia del Lauro (sec. XVI), fondata dai Sanseverino,  ritornò ad essere punto di riferimento  culturale per umanisti salentini come Antonio De Ferraris detto il Galateo, il poeta neretino Rogeri de Pacienza. Nel ‘700 fu fondata l’Accademia degli Infimi Rinovati voluta dal vescovo Sanfelice ed animata da Giovan Bernardino Tafuri. Per la sua fiorente attività culturale Nardò fu definita in passato “piccola Atene”,  secondo la Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto” di Giacomo Arditi. La stampa locale di fine ottocento ebbe vita fiorente nella vita cittadina tra le varie lotte politico-culturali, opposte fazioni, lotte di classe. Da citare il vescovo antifascista Nicola Giannattasio. Nardò rimane ancora oggi un luogo culturalmente attivo, una meta interessante per i viaggiatori esigenti. 

 Di Stefano Bonatesta