Si scrive spesso per dare voce a un sentimento, per raccontare la propria vita o quella degli altri. Si scrive per suggellare un’emozione o descrivere il proprio stato d’animo dinanzi ad un luogo del cuore. Questo e molto altro si può trovare all’interno del libro “Salento quante storie” che raccoglie dieci manoscritti vergati da vari autori che hanno partecipato alla seconda edizione del concorso promosso da Edizioni Città Futura. Nella varietà dei racconti proposti all’interno del testo il lettore può cogliere interessanti sfumature circa i vari modi di utilizzare la scrittura per narrare e/o narrarsi descrivendo il proprio territorio.
Con lo stile di un giallo si presenta il primo lavoro di Silverio Tomeo che regala un fascino misterioso alla città leccese dove si snodano le indagini del commissario Lomonaco intento a scoprire l’assassino del giovane ricercatore padovano, il professore Toni Dolin. Nella bellissima descrizione che fa di Lecce, Tomeo non esita a ricordarci Vittorio Pagano “un poeta che ancora la città rimuove volentieri”. Poeti, figli di un Dio minore ritrovati fra le righe di un racconto in grado di svegliarci forse dal torpore di una lunga notte.
Si procede con Francesco Pasca che esordisce con un inizio molto poetico richiamando un contesto bucolico, dove a riempire la scena sono le chiome degli antichi ulivi e gli ordinati filari di vigneto nella terra fra Alezio e Sannicola. Il racconto minuziosamente dettagliato richiama la storia di Agesilao, un grande artista cartapestaio. Armoniosa è inoltre l’alchimia tra realtà e immaginazione in cui l’autore gioca abilmente con il presente e il passato regalando voli pindarici leggiadri e meravigliosi.
Salvatore Sindaco invece ci catapulta in tempi remoti accompagnandoci in un viaggio storico letterario in quel di Roca, Otranto e Melendugno. Riscoprendo le bellezze naturali di questi luoghi incantevoli e la meraviglia dei gioielli architettonici dei quali ora sono rimasti solo ruderi, in particolare per San Nicola di Casole, si riscopre la vita di un ragazzino figlio di un nobile mercante di stoffe. Il padre, uomo dotto e acculturato, si reca dai monaci capaci di leggere le carte giunte oltremare. Straordinaria è l’astuzia stilistica nel riproporre antiche edifici densi di vita e movimento. Sublime è la descrizione dello scriptorium dove i monaci amanuensi erano intenti a copiare i libri: “sapienti mani stendevano inchiostri verdi, ocra, cobalto o carnio sui libri o rotoli di carta o pergamena. Sul biancore dei fogli, calami esperti tracciavano propri specifici segni per scrivere il testo”.
Con Franco Ungaro ritorniamo ai nostri giorni e con la storia di Sabine e Fernando si affrontano questioni attuali come le scelte di studio e di lavoro delle nuove generazioni, amori tormentati e storie turbolente. Poi la voglia di partire e il desiderio di rimanere. Il legame con le proprie radici e la bellezza dei luoghi: “nel Salento la geografia è poesia”.
Il fascino di Otranto sembra essere ispirazione per molti. Anche Ramona Corrado infatti sceglie la cittadina idruntina come sfondo per le vicende di un giovane che dal Nord decide di tornare al Sud per cercare le sue origini scoprendo che “il bambino che era ancora in me piangeva l’innocenza perduta e gridava aiuto. L’adulto che ero nella realtà soffocava nel dolore e nell’ingiustizia”. L’incontro inaspettato con una donna venuta dal mare e con un bambino lo aiutano a superare alcune paure e perplessità.
Da Milano a Roma, da Roma a Brindisi la protagonista del racconto di Fabiana Baccari può assaporare libertà e serenità. La ragazza ormai vicina al raggiungimento della maggiore età si presenta come un’anima perduta. Questioni e impegni adolescenziali uniti ai grandi turbamenti interiori caratterizzano le pagine vergate dalla Baccari.
Dirompente è la scrittura di Bianca Chiriatti che accomuna due grandi passioni quella letteraria con quella musicale dando vita ad un personaggio che chiamerà Federica. Lecce è il palcoscenico delle avventure di questa  deliziosa ragazza che adora frequentare luoghi nei quali si predilige la musica, meglio se dal vivo. Il velo di ironia caratterizza i toni di un racconto che scorre leggero e fluido come una gran bella canzone.
Esilarante come pochi è senza dubbio lo scritto di Simone De Filippis che racconta divertito il paragone tra due generazioni messe a confronto dinanzi all’impiego dei social network. Una simpatica e arguta nonna si trova a chiacchierare con il giovane nipote e con goliardia accentuata dall’utilizzo di espressioni tipiche dialettali viene fuori un delizioso siparietto.  
La bellezza e la diversità di due città pugliesi, Lecce e Taranto, sono raccontate da Marco Rizzo che nella sua narrazione si sofferma sul nascere di una storia d’amore.
Antonio Francesco Galati infine racconta una storia ambientata nel 1916 e di un ragazzo con lo stesso nome del suo prozio che perse la vita in guerra. Alternando versi poetici con la prosa, l’autore descrive anche il mondo contadino esaltando quei contesti naturali dove si svolgeva la vita di un tempo.


di Paola Bisconti