Un viaggio fin dove tutto e luce e calma, per ritornare più forte e più infiammato dalla vita. Leggere le pagine di «Viaggio ai confini della vita», il libro autobiografico di Gianluca Sbarro (Lupo Editore) è come leggere un diario di bordo di un viaggiatore, dove il mare è un abisso sconosciuto  e veliero che lo solca un amaro caso della vita. Sono luoghi extraterreni quelli narrati da Sbarro, incorporei ma testimoni del “mondo della verità”. Un racconto autobiografico quello di Sbarro, scritto non tanto per narrare al lettore quei tristi eventi seguiti al 15 luglio 2010, quando una fortissima febbre porta Gianluca al coma per una meningoencefalite virale in stato avanzato, quanto per renderlo partecipe dell'incanto ammirato mentre il suo corpo era diviso tra la vita e la morte. E allora, come un novello Marco Polo, Sbarro narra al lettore le “meraviglie” viste durante il suo “viaggio”, dove l'autore si lascia trasportare dai luoghi, ne esce accresciuto. Gianluca rende partecipe il lettore delle emozioni vissute, dell'abbacinare di luce, delle melodie dei suoni delle sue esperienze extracorporee e lascia il suo messaggio: amare la vita! Il libro si compone soprattutto di aforismi, firmati dallo stesso autore, dove prevale un senso di unione fraterna, di amicizia, di legami sotto vari aspetti. Il primo di essi è un'apertura verso altri modi di vedere il mondo e la vita: «Prima in una goccia d'acqua vedevo solo un liquido trasparente. Ora nella stessa goccia d'acqua vedo, noto, percepisco e ammiro la vita». E poi ancora: «La vita e la morte sono due strade diverse, ma tutti vogliono percorrere solo la prima perché dicono che la seconda sia buia. Io posso affermare con assoluta certezza che questo pensiero sia sbagliato, in quanto non a “tutti” è concesso il privilegio e la fortuna di poterla attraversare e poi ritornare». E poi ancora riflessioni, pensieri, omaggi e ricordi ad amici, il tutto in uno scorrere di pagine simile ad un fiume in piena dove è bello immergere le mani per attingere acqua e abbeverarsi di tanta, inesauribile voglia di vita.

 Giuseppe Pascali