sguardi discreti sulla grande guerra La Prima Guerra Mondiale narrata da un'angolazione diversa. Scorre sul filo del romanticismo il libro «Sguardi discreti sulla Grande Guerra. L'album del tenente Luciano Graziuso» (Edizioni Grifo), pubblicazione con cui il professor Luciano Graziuso, figlio dell'omonimo autore degli scatti protagonisti delle pagine, assieme a Giuseppe Caramuscio raccoglie e pubblica per la prima volta le foto scattate dal padre durante la Grande Guerra. Dall'archivio di famiglia, dove sono custodite gelosamente, le foto di Luciano Graziuso padre, tenente del Genio durante la Prima Guerra Mondiale, diventano patrimonio del lettore, sapientemente «raccontate» da Luciano Graziuso figlio attraverso una narrazione in grado di scremare quel fondo di tristezza che una foto scattata in una località di guerra può trasmettere per lasciare affiorare sentimenti universali: l'amicizia, la fratellanza, l'unione tra genti di luoghi diversi dell'Italia. Una visione, si potrebbe dire, quasi «rassicurante» del Grande Conflitto, dove comitive di commilitoni, scene feriali, di quotidianità, gruppi di soldati fotografati insieme con i superiori in grado danno l'idea della coesione degli uomini e delle Forze Armate. Il libro raggruppa le foto seguendo quattro temi guida: Le opere del Genio, Fotocameratismo, Segni e strumenti di guerra, Ritrovare la quotidianità. Le foto risalgono tutte al 1917, annus horribilis della guerra italiana, e sono scattate nella zona di Caporetto, della quale però, seguendo le consegne dell'epoca, non viene riportata alcuna foto riguardante scenari di guerra. E così è possibile ammirare l'interno di una baracca adibita ad ufficio di comando, che ritrae il tenente Graziuso assieme ad un altro ufficiale mentre sono intenti ad esaminare carte; foto di paesaggi e ponti costruiti dai militari del Genio; uno scatto con Graziuso che ha alle spalle un “pallone frenato” e, infine, una foto in cui i compagni d'arme indicano sulla giacca del tenente Graziuso due fori, a testimonianza dell'essere miracolosamente scampato da uno shrapnel nemico la notte precedente. «Dell'autore delle foto – scriva Caramuscio in prefazione – possiamo ricostruire la cultura iconografica, cioè “l'insieme di regole che definiscono l'uso della fotografia, ne condizionano la lettura […] A pieno titolo il reportage di Graziuso si colloca nel genere fotografico  di guerra basato sulle convenzioni, non codificate ma generalizzate tra il '15 e il '18, che l'ufficiale nelle sue composizioni mostra di rispettare. La più ferrea di tali norme vieta la rappresentazione della morte e della tragedia bellica in modo esplicito e diretto». «Alla fine di questo racconto fotografico – dice  poi  Luciano Graziuso nella sua introduzione – sembrerà anche a noi di aver fatto una scorribanda sul fronte italo-austriaco, scoprendo aspetti meno noti o diversi di quella che fu l'avventura della Prima Guerra Mondiale». Il libro è inserito nella Collana della Società di Storia Patria – Sezione di Lecce diretta dal professor Mario Spedicato, che cura la presentazione del libro. Luciano Graziuso è nato a Vernole nel 1922. Laureatosi in Lettere e Filosofia, ha insegnato dal 1944 al 1984 in varie sedi e istituti. Ha al suo attivo oltre quattrocento pubblicazioni, comprendenti articoli, recensioni, saggi, comunicazioni e interventi, opuscoli e volumi vari, su argomenti di didattica, di storia e geografia dell'ambiente locale, sul dialetto e la lingua italiana. Oltre che con riviste specializzate (Lingua nostra, Scuola e didattica, La ricerca dialettale, Studi linguistici salentini, ecc.) ha collaborato con L'Enciclopedia dantesca, La carta dei dialetti italiani, La Discoteca di Stato e la Casa Editrice Zanichelli. È medaglia d'oro della Pubblica Istruzione per i “Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte”.