A volte basta poco per ritrovare equilibri, solidità ed efficacia in campo. Il responso favorevole di Ferrara conferma proprio queste dinamiche, seguite opportunamente da Liverani una volta liberatosi dai fardelli strategici estemporanei. Presenta  infatti una formazione semplice e razionale, analoga a quella del secondo tempo di Torino e perfettamente conforme alle qualità, alle attitudini ed allo schieramento adattato nell'annata scorsa.
Un attaccante avanzato, Babacar, due mezze punte offensive, Mancosu e Falco, una cerniera in mediana composta da Majer, Tabanelli e Petriccione in cabina di regia, i quattro difensori collaudati, Rispoli, Lucioni, Rossettini, Calderoni, più Gabriel.
Ne viene fuori una squadra compatta che si raccoglie e riparte manovrando o in profondità veloce, capace di oscurare le velleità della Spal, eccessivamente palleggiate, ma prive di sostanza effettiva. Le azioni sono travolgenti ed incisive trovando in Babacar ed in parte con Falco, propulsioni letali, come quella che porta al primo rigore dell'ariete di colore.
La reazione ferrarese, anche se si conquista il pareggio di Difrancesco, è sterile e priva di mordente. Il Lecce ne approfitta per affondare ancora guadagnandosi secondo e terzo gol, prima con Calderoni e quindi con un altro penalty.
La prestazione positiva dei giallorossi, eccezionale nel risultato, ma normalissima per rendimento collettivo, senza particolari note individuali, nel rilanciare la squadra conferma la bontà di un gruppo, decisamente quotato e proiettato per salvarsi.