Senza tanti preamboli o pannicelli caldi, la partita di Bergamo è da annoverare tra quelle più debordanti disputate dal Lecce di Liverani nelle sue tre annate salentine.
Surclassati in tutto al pari di scolaretti alle prime armi calcistiche, hanno subito infatti solo un 3-1 finale, che penalizza fortemente gli orobici.
Nel rispetto dell'impianto gioco costruito con arte e sagacia dal "maestro"Gasperini, l'Atalanta ha impartito ai giallorossi un'emblematica lezione di calcio vero, a tratti irrestibile, fantasioso ed eclettico.
Un pugile suonato che si ripara mettendosi alle corde in attesa disperata del gong finale, questa la sintesi reale della formazione giallorossa.
Volendo descrivere le tantissime azioni da gol create, sviluppate, concluse malamente dagli uomini di Gasperini,o bloccate da Gabriel in formato "super star", avremmo forse bisogno di uno spazio apposito. Ci limitiamo ad indicare le "piroette da funambolo imprendibile" del Papu Gomez, che oltre a ripetersi nelle segnature, è andato a nozze negli spazi incredibili liberati dalla retroguardia giallorossa. Sembrava la reincarnazione calcistica del suo illustre connazionale Maradona, sotto gli occhi attoniti e le presenze amorfe di Lucioni e Company.
Le cause principali di questa nuova defaillance prestativa di Liverani e della sua truppa, sono da attribuire a motivazioni psicologiche, tattiche e di gioco.
Temperamento fiacco e mancanza di grinta, disposizione superficiale, gioco svolazzante ed inappropriato, rappresentano infatti i cardini negativi di queste scoraggianti prestazioni.
Il Lecce ed i leccesi meritano ben altro anche di fronte sconfitte inevitabili, che pur trovando ampia giustificazione dal popolo giallorosso, non possono essere vissute in questo modo mortificante.