Chi conosce i suoi versi sa che leggerli significa lasciarsi accarezzare l’animo con il tocco dell’eleganza stilistica. È la poesia di Enrico Romano, architetto e poeta leccese, che torna in libreria con «Moltitudini di nulla», la sua nuova raccolta di versi edita per i tipi della casa editrice Il Raggio Verde. Sono versi brevi quelli contenuti in questa silloge poetica, intrisi di delicata musicalità, che scorrono liberi in un’inconfondibile vena poetica che giunge al cuore del lettore senza ostacoli. «In questo nuovo percorso ho deciso di lasciarmi guidare dalla brevità dei componimenti – spiega Romano nella sua nota d’apertura – nei quali ho tentato di fotografare l’essenza dei contenuti senza, peraltro, ricorrere alla rigorosa suddivisione di tutti gli scritti in capitoli distinti». «L’ispirazione poetica che sentiamo fluire tra le singole parole e i lemmi – si legge poi nella prefazione di Mariacarla De Giorgi Büttner - che strutturano i versi di questa raccolta ci svela sin da subito il forte senso di autenticità, a cui è improntato il mondo espressivo dell’autore, che, alla continua ricerca dell’essenziale, si serve di un profondo scandaglio poetico, per “dilaniare tutte le fuggitive certezze” e “farci respirare con il cuore”». In queste parole si condensa il senso di questo nuovo libro di Romano, architetto, poeta sensibile che nel panorama letterario salentino si contraddistingue per la sua vena poetica, il suo spirito di ricerca e di sperimentazione come si evince anche da questa nuova raccolta che vede accanto ai versi liberi anche liriche in metrica e aforismi, componimenti di grande efficacia capace di scandagliare l’animo umano e i più svariati temi legati all’esistenza. E del suo fare poetico scrive in postfazione Chiara Armillis: «Il vero atto di coraggio per Enrico Romano, l’unico che ci viene richiesto in quanto partecipanti del Mistero, al grande miracolo della vita, è il coraggio di affrontare sé stessi nell’infinita finitezza dell’essere riflettendo sull’attuale grande e indefinito vuoto esistenziale e sul corredo sintomatologico causa del deserto affettivo, e della pietrificazione psichica che ostacola il flusso vitale». Enrico Romano scrive da tempo, ma solo nel 2001 pubblica la prima raccolta di poesie dal titolo Un nuovo giorno (Manni). Nel 2013 pubblica la seconda raccolta Schegge d’Anima (Milella) per la quale viene premiato come finalista al “Premio Pannunzio” del Centro Pannunzio di Torino (2013). Nel 2016 pubblica All’ombra dell’asindeto – Madrigali, tossine, altre storie (Di Felice) con il quale vince il “Premio Internazionale Letteratura” dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (2016) e che lo vede premiato come finalista al Premio “Marcel Proust” del Centro Pannunzio di Torino (2018). Oltre ad una serie di recensioni sulla stampa, in rubriche culturali televisive (tra cui RAI 3 Regionale – Puglia) e testate online, Enrico Romano ha ricevuto vari riconoscimenti per i suoi libri o per singoli componimenti. Nei suoi eleganti versi, alla costante ricerca del “suono” poetico, ricorre spesso al difficile uso dell’asindeto con il cui ritmo esalta la progressiva evoluzione del suo impegno letterario.