La fine dell’uomo nel caos italiano. Sulla terra vermiglia della cava di bauxite, a Otranto, il suicidio narra, attraverso il flusso di coscienza, la vita da cacciatore di lucciole del protagonista, che ricorda l’Alì dagli occhi azzurri di Pier Paolo Pasolini. Un condottiero possibile del Kenya, animato da due modelli filosofici: don Donato Panna e Thomas Sankara. La corruzione politica del suo Paese lo costringe a fuggire in Italia col sogno di costruire un avvenire di pace per la sua famiglia. Ecco «Romanzo caporale», il libro di Annibale Gagliani edito da I Quaderni del Bardo, con la prefazione di Fabrizio peronaci, caposervizio della redazione romana del «Corriere della Sera», e con la postfazione di Raffaele Gorgoni, storica firma della Rai. La disumana navigazione sul Mediterraneo conduce il protagonista in una terra intollerante, avvolta da buio impenetrabile. Ma lui, come Sisifo, porta il masso sopra la montagna. Diventa schiavo del caporalato, ma non s’arrende: sfida il Fattore C sedimentato tra le sinapsi della gente comune. La tragedia, dalla sequenza circolare, ha due insegnanti autorevoli: la storia e il dolore. Il giovane antieroe è l’effige più lucida dello stoicismo di Lucio Anneo Seneca. «Il protagonista di questo libro – si legge in premessa - che ricorda somaticamente Alì dagli occhi azzurri, migrante dall’Africa all’Italia della poetica profezia di Pier Paolo Pasolini e che nella copertina donatami da Massimo Bietti acquista, seppur con tratti più innocenti, un’esattezza iconica, sfida il male, il suo concetto, la sua azione, i suoi servi. Cresciuto nelle viscere del Terzo Mondo, in Kenya, è orfano di madre ed educato all’arte, al rispetto e al sacrificio da un prete realmente esistito: il sandonacese Don Donato Panna. Il missionario pugliese, un’insegnante londinese, un medico proveniente da Lampedusa e il primo amore del protagonista, una volontaria di origine irlandese che idealmente riaccende i perché sulla scomparsa di Livia Romano, gli trasmetteranno una passione viscerale per la letteratura, per il cinema, per la musica e per la politica, che lo trasformerà in un leader possibile della sua nazione. Un destino avverso lo porterà verso l’Italia, patria della quale l’antieroe innominato (sarai tu lettore a dargli un nome) conosce la cultura, l’idioma e la generosità. Sarà inghiottito dal caos di un Paese piombato in un’ignoranza impenetrabile, ma riuscirà a stabilire un contatto valoroso con i buoni, che si concretizzerà in uno scambio di tradizioni, parabole e iperbole dell’Africa, dell’Occidente e del Salento».
«In un tempo in cui le semplificazioni e il corrivo andare incontro agli umori malmostosi della piazza hanno un triste ma indiscusso sopravvento – scrive Fabrizio Peronaci nella prefazione - guardare le cose attraverso gli occhi azzurri e i sensi in fibrillazione di un giovane sognatore africano può diventare operazione poetica e rivoluzionaria allo stesso tempo. Il protagonista di “Romanzo caporale” – alter ego in versione nero ebano dell’autore e dei tanti perplessi e orgogliosi di essere minoranza, sulla questione migranti, all’ombra dello zeitgeist – ha un grande merito: modificare il punto di vista, sforzarsi di assumere una prospettiva africocentrica, ferma restando la consapevolezza che non è il luogo natio a dirimere ma il cuore e la passione, il sentimento della condivisione, lo stesso che orgogliosamente conduce nei paesi più poveri e disarmati quei paladini della dignità e della giustizia che sono i missionari, laici o con i voti poco importa». Scrive Raffaele Gorgoni nella postfazione: «È il Cuore di tenebra della porta accanto […] le pagine di Annibale seguono, passo dopo passo, il doppio itinerario fisico e mentale di un migrante, con la precisione straziante di chi sa, in un mondo che si accanisce nel fingere di non sapere». Annibale Gagliani (Mesagne, 1992) è professore di Lettere nella scuola superiore, giornalista iscritto all’elenco dei pubblicisti della Puglia, saggista e scrittore associato Siae, ricercatore membro della Canadian Association for Italian Studies. Laureato con lode in Lettere Moderne all’Università del Salento di Lecce, ed è tra i vincitori del II Master in giornalismo 3.0 di Nuovevoci Network, a Napoli. Ha collaborato con blog, siti ed innumerevoli testate, tra le quali «Lecce Cronaca», «Il Nuovo Quotidiano di Puglia» e «L’Intellettuale Dissidente». Tra i suoi racconti d’impegno civile, si ricorda La vita è un viaggio favoloso, vincitore del premio della critica nella III edizione del concorso letterario nazionale Fuori dal cassetto.