Costruire tanto e raccogliere poco, questa la sintesi spiacevole dell'ultima gara interna contro il Sassuolo.
Ha poco senso dimostrarsi superiori con trame offensive di livello alto e vantaggi meritati, frutto pure di gol eccezionali.
Le reti subite sono sempre dietro l'angolo, a portata di mano di una formazione che stenta terribilmente a difendersi e muta atteggiamento dopo ogni gol fatto.
Ai malesseri strutturali di ordine tattico si aggiungono purtroppo delle flessioni mentali causanti battute in ritirata da harakiri.
Forse diventiamo pure noiosi nel ripetere settimanalmente le disfunzioni difensive dell'intera squadra, con riguardo particolare alla linea arretrata.
Gli effetti controproducenti sono però sempre gli stessi, di un gruppo che gioca bene e segna e poi sciupa tutto posizionandosi ai limiti dei propri sedici metri, senza contrastare le avanzate avversarie riconquistando palla lontano dal proprio portiere.
Anche oggi contro gli emiliani, due gol fantastici di Lapadula e Falco, un gioco frizzante e finalmente concreto, facevano sperare nel primo successo interno. Ed invece siamo nuovamente incorsi in una rimonta fastidiosa stante l'incapacità di mantenere il gol in più, che l'andamento della gara attestava. Le lezioni precedenti sono servite a niente perché Liverani ed i suoi si ripetono con puntualità controproducente.
I perché di questi disagi ed inconvenienti sono noti pure ai tifosi del Bar Sport, ma i relativi provvedimenti tardano di essere praticati.
L'analisi oggettiva dell'incontro fa risaltare la fluidità incisiva del gioco d'attacco, l'impegno energetico profuso, la messa in mostra di due piccoli gioielli quali Petriccione e Falco, talvolta esclusi dall'undici iniziale, e come detto le "sabbie mobili" dell'affidamento difensivo.
Lo staff tecnico è chiamato perentoriamente a porvi rimedio senza lamentare limiti dei calciatori, bisognevoli solo di accurato e ripetuto addestramento.