Mentre la squadra versa in uno stato psicofisico deludente, le cui ragioni e cause abbiamo denunciato ripetutamente, adesso subentra lo sconforto generale dei sostenitori giallorossi, che ritengono il gruppo di giocatori incapaci per questa categoria, non all'altezza di competere per la salvezza. Tale pessimismo potrebbe pure passare in secondo piano se non contagiasse ulteriormente tutto l'organico, traumatizzandolo più del dovuto. Per smentire questa credenza umorale basterebbe ricordare le vittorie esterne di Torino, Ferrara e Firenze, accanto alle prove gagliarde contro la Juventus, il Milan ed il Cagliari, le cui prestazioni sono state reattive, orgogliose e degne di un complesso titolato a competere per i suoi programmi. Ora, dopo aver esaltato sopratutto Liverani, ma anche alcuni diretti protagonisti, si registra il deprecabile capitombolo di considerazioni, caratteristico di una parte del pubblico salentino.
Oltre a guardare le cause, che vengono da lontano, dell'ennesimo flop interno al cospetto dei friulani, ci preme analizzare lo status negativo, gli effetti già devastanti e compromettenti per il cammino giallorosso, le eventuali soluzioni generiche.
Ad un osservatore attento e competente non potevano sfuggire le defezioni tattiche, di gioco e particolarmente caratteriali dell'ultimo Lecce da Brescia in poi, a testimonianza di una crisi invasiva e pervasiva, sfociata clamorosamente nelle ultime partite. Se contro l'Udinese abbiamo riperso un match da controllare e vincere in condizioni più normali, lo si deve quindi ad un'assenza mentale e di spirito del gruppo, abbinata alla solita distrazione gestionale della gara che ha permesso a De Paul, unico e primario pericolo bianconero, di spaziare liberamente in lungo e largo, giungendo quindi al gol in dribbling volante e beffeggiante di Lucioni e compagni.
Nonostante le previsioni catastrofiche della risvegliata tifoseria salentina, il Lecce resta fuori dalla triade in retrocessione, per esclusivi meriti dell'organico disponibile, su cui non si può assolutamente ribaltare le colpe ad ogni ciel (piè sospinto)  gettandolo nel discredito. Bisogna ripartire proprio da questo gruppo bistrattato pubblicamente per rinfrancarlo, liberarlo dalla cappa di piombo psicologica, ridandogli estrema fiducia e motivazioni adeguate.
Poi ovviamente, sono da riconsiderare tenuta fisica, strategie tattiche, gioco pertinente alle possibilità manifestate, per un altro decisivo percorso, che non può essere assolutamente solo quello dei nuovi innesti, difficili da inserire quanto problematici da rintracciare.