Gli artisti locali affermati nel panorama nazionale e al di fuori di esso sono pochi, forse si possono contare sulle dita di una mano, tra questi vi è certamente il maestro Fernando De Filippi (Lecce, 1940), che festeggia i suoi 80 anni con una mostra antologica, “Arte”, nel Museo Castromediano ed un libro, “Da Brera al Fuoco”, terzo volume della collana Asserzioni (ed. Milella). Una lunga vita consacrata all’arte quella di De Filippi che lo vede protagonista a Milano dal 1959 in poi. Eppure De Filippi non dimentica la sua terra natia e vi fa ritorno spesso. Non fa mistero di essere grato agli studi fatti nello storico Istituto d’Arte Pellegrino, dove ha appreso da professori illustri come il pittore Giorgino le varie tecniche pittoriche, tra le quali anche l’affresco, e tutto un bagaglio artistico fatto di pratica delle varie forme d’arte visiva nei laboratori scolastici. Il suo percorso artistico a Milano lo ha reso partecipe di un mondo in fermento, dove l’incontro, il dialogo e il confronto tra gli artisti più importanti della seconda metà del Novecento costitutiva un momento di crescita artistico-culturale spontaneo, di condivisione, senza essere inficiato da sterili rivalità di bottega. La sua pittura “militante” degli anni ’60-’70 ha ben presto lasciato il posto ad altre forme espressive, anche effimere (come le scritte sulla sabbia cancellate dal mare), ma sempre con un filo conduttore che lo ha ispirato e caratterizzato in tutta la sua produzione artistica, quell’equazione, divenuta anche slogan e striscione di installazioni selvagge in giro per il mondo: l’Arte è Ideologia. Un manifesto iconografico, se vogliamo, del suo pensiero sull’arte. La conoscenza pratica di varie tecniche artistiche lo ha portato ad essere originale e mai ripetitivo, uno sperimentatore di se stesso e non un vero ricercatore di novità assolute. De Filippi è un profondo conoscitore dell’Arte dalla vasta cultura, che lo ha portato a ricoprire la carica di direttore dell’Accademia di Brera dal 1991 al 2009 (già studente e docente), dell’Accademia di Verona dal 2009 al 2011, a partecipare a ben cinque Biennali di Venezia e così via. Dicevamo di un artista originale, sperimentale, non Informale, Pop, Concettuale, Minimale come la stragrande maggioranza del suo tempo, che ha dato vita insieme ad un gruppo di amici ad una figurazione di narrazione, o Nuova Figurazione. Tutte queste sue esperienze a Milano, sullo sfondo di cambiamenti politici, sociali, culturali ed economici, sono state narrate in sedici racconti nel libro “Da Brera al Fuoco”, dove il fuoco rappresenta il suo ultimo ciclo di opere. Il fuoco è il primo dei quattro elementi insieme all’acqua, l’aria e la terra, che hanno ispirato le sue creazioni. Il fuoco come elemento distruttivo ma anche rigenerante, il sacro fuoco della creatività, dell’ispirazione, della trasformazione, del cambiamento, del sogno, della rivoluzione, dell’utopia, della mitologia, della spiritualità. Ed ecco che nell'opera il fuoco brucia la parola Arte, o la parola Revolution. La mostra antologica in corso al Museo Castromediano è curata dagli storici dell’arte Brizia Minerva e Lorenzo Madaro, si potrà visitare fino al 2 ottobre (prorogata fino all'1 novembre). Nella retrospettiva sono presenti alcune delle opere realizzate dalla fine degli anni Sessanta fino al Duemila. L’esposizione è suddivisa in sezioni (Cuba, Lenin, Sostituzione, Lo spazio possibile, Striscioni, Significante e significato, Gli alberi alchemici, la geometria del fuoco, l’architettura del mare, per citarne circa la metà) che analizzano la lunga ricerca dell’artista, corredata dalle riflessioni che narrano l’immagine dell’opera, il significante e il significato, l’immagine e il messaggio che si fondono insieme sulla tela, l’indagine costante attraverso le sue opere di concetti universali, in sintesi Art is Ideology sempre. Per tutti gli appassionati d’arte che volessero comprendere meglio l’arte contemporanea, la mostra di Fernando De Filippi costituisce un punto di riferimento irrinunciabile.                    (S.B.)