Un minuto di silenzio prima della partita per ricordare Maradona, il fuoriclasse che ci ha lasciato prematuramente il 25 novembre scorso, a 60 anni appena compiuti. Il lungo addio al campione che chiameremo semplicemente con il suo nome, Diego Armando Maradona, un genio del pallone che sapeva inventare lì per lì giocate spettacolari, magie indimenticabili, per tanti il più forte calciatore del Mondo.

E lo piangono in tanti, a Napoli, sua città d'adozione, a Buenos Aires, in Argentina, nel mondo intero. Un minuto di silenzio su tutti i campi di calcio. Una vita cominciata dalle periferie più povere per giungere presto al successo internazionale sui campi di calcio, ma costellata da slanci di generosità e sregolatezza al di fuori del rettangolo di gioco, che lo ha reso umano, discusso e amato, osannato da chi lo ha visto giocare e regalare emozioni con il pallone tra i piedi, che solo lui sapeva accarezzare e colpire forte allo stesso tempo. Punizioni, cross, assist, dribbling, pallonetti, rigori, reti, palleggi, finte, guizzi, tunnel e colpi di tacco fenomenali, perchè lui era un fenomeno in campo, capace di trascinare spesso una squadra alla vittoria.

Ha scritto la storia di questo sport, senza ombra di dubbio, con l'apoteosi giunta nel 1986 con la vittoria del Mondiale in Messico, vinto quasi da solo, forse con l'aiuto di Dio, un trionfo calcistico. E poi gli indimenticabili anni a Napoli, due scudetti in bacheca, altri trofei, altre vittorie, successi, sconfitte sul campo e nella vita, cadute, riprese, una storia fatta di riscatti e vulnerabilità, una storia immortale.

A Lecce nel 1985 lo ricordano tutti, era il 6 ottobre se non ricordiamo male, Lecce Napoli finì 0-0, ma lo stadio gremito del "Via del Mare" era con lui, per vedere lui, nel primo anno di serie A, con Fascetti in panchina e i suoi amici argentini Barbas e Pasculli nel Lecce. La fantasia del calcio di altri tempi, dei grandi numeri 10.

Ma torniamo al Lecce, al calcio giocato, alla quarta vittoria consecutiva sul campo del Chievo a Verona, nell'anticipo della nona giornata. Una vittoria senza goleada, frutto di una gara concreta e tenace. Il Lecce continua a crescere, non nasconde le sue ambizioni, che, per voce del presidente Sticchi Damiani, ha dato vita ad un nuovo ciclo che dovrebbe riportare i giallorossi ai vertici del calcio in tre anni. E noi ce lo auguriamo tutti.

C'era attesa per questo big match, tra squadre ambiziose che per anni hanno calcato palcoscenici più prestigiosi. Contro i clivensi non è stata una grande partita, in campo mister Corini conferma l'undici della scorsa volta, squadra che vince non si cambia, neanche il modulo 4-3-1-2, e in avvio gli avversari si studiano, cercano spazi e schemi.

Ci prova Obi a scardinare la porta, ma Gabriel vola e salva la rete con una "paratona" delle sue. Poi ci prova dall'altra parte Paganini di testa, ma anche qui il portiere ci mette una pezza. Al 20' Stepinski sblocca il risultato di testa, qualcuno pensa ad un'altra valanga di reti, ma il pareggio del Chievo arriva presto, al 22' con Garritano.

La partita torna equilibrata e con il passare dei minuti si spegne di intensità, soprattutto nel secondo tempo, con i padroni di casa più motivati in campo. Girandola di cambi, Lecce stanco ma tenace e in pieno recupero, al 93', trova la rete della vittoria con Falco, subentrato nella ripresa a Stepinski. Il fantasista leccese ci regala così un'altra gioia sportiva.

Il Lecce è momentaneamente primo in classifica a 18 punti, in attesa dei risultati sugli altri campi, ricordiamo che nel prossimo turno ospiterà in casa il sorprendente Venezia, che attualmente staziona nella parte alta della classifica. Forza Lecce. Ciao Diego.                                        Chievo Lecce 1-2;

Stefano Bonatesta