SCOPERTA UNA DELLE PIÙ ANTICHE EVIDENZE DI LEUCEMIA IN ITALIA SU UNO SCHELETRO DI MASCHIO ADULTO RITROVATO NEL COMPLESSO PALEOCRISTIANO DI FONDO GIULIANO A VASTE DI POGGIARDO (PROVINCIA DI LECCE) 

Numerose piccolissime aree di lesione diffuse su vertebre, coste, cinto scapolare e ossa lunghe compatibili con una forma di leucemia sono state scoperte sullo scheletro di un individuo maschio adulto di 40-50 anni ritrovato nel complesso paleocristiano di Fondo Giuliano a Vaste di Poggiardo (provincia di Lecce). Questa scoperta, nel contesto delle ricerche archeologiche dirette dal professor Giovanni Mastronuzzi del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento su concessione del MiBACT numero 22607 (recentemente rinnovata per il triennio 2020-2022), attesta una delle più antiche evidenze di leucemia in Italia: l’importanza del dato ha meritato l’attenzione della rivista scientifica “The Lancet - Oncology”, che nel fascicolo di dicembre ha pubblicato la presentazione della scoperta. Lo studio antropologico è stato condotto dalla dottoressa Giorgia Tulumello, che vi ha lavorato nell’ambito del percorso di dottorato di ricerca all’Università del Salento in “Scienze del Patrimonio Culturale”. 

Fin dal 1991 il Laboratorio di Archeologia Classica dell’Università del Salento conduce ricerche archeologiche nell’ambito del complesso paleocristiano di Fondo Giuliano, a Vaste di Poggiardo (provincia di Lecce). Gli scavi hanno riportato alla luce una chiesa edificata nella seconda metà del IV secolo e un cimitero di un migliaio di tombe. Le ricerche sono state avviate dal professor Francesco D’Andria e sono ora dirette, appunto, dal professor Mastronuzzi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Le collaborazioni avviate nel corso della ricerca hanno consentito di impostare il lavoro in una prospettiva interdisciplinare, per affrontare in maniera sistematica i numerosi quesiti che pone lo studio di una popolazione antica», spiega Mastronuzzi, «Del resto il sito di Vaste offre un contesto straordinario, quasi unico al mondo, per la consistenza numerica delle attestazioni, per lo stato di conservazione dei resti e per le modalità rigorose con cui si è svolto lo scavo archeologico. In generale, le osservazioni sull’assetto del cimitero, sui resti scheletrici e sui manufatti che accompagnavano la deposizione dei defunti restituiscono l’immagine di una popolazione longeva e in buono stato di salute. La collaborazione con la divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa (referenti la professoressa Valentina Giuffra e la dottoressa Simona Minozzi) ha consentito di sviluppare una linea di indagine connessa alla salute della popolazione di Vaste e al riconoscimento di malattie che lasciano tracce sull’apparato scheletrico. La scoperta in questione è stata possibile con il supporto della dottoressa Giulia Riccomi. La possibile diagnosi di leucemia, sebbene difficile nei resti scheletrici, è stata supportata dall’analisi istologica condotta dalle dottoresse Marisa Falduto e Ivana G. Verboso dell’Ospedale Papardo di Messina - Dipartimento di Oncoematologia, e da quella al microscopio elettronico a scansione condotta dalle professoresse Alessandra Genga e Tiziana Siciliano del nostro Ateneo. La rilevanza scientifica dei dati di Vaste emerge nel contributo alla mappatura geografica e storica delle attestazioni di neoplasie nelle popolazioni antiche. Altrettanto importante», conclude Mastronuzzi, «è il modo stesso con cui è stato svolto lo studio, dimostrando come un lavoro congiunto e coordinato di enti di ricerca conduca a risultati di grande valore». 

Nei prossimi mesi, all’interno di un volume monografico dedicato al complesso paleocristiano di Vaste e curato da Giovanni Mastronuzzi e Valeria Melissano, la dottoressa Giorgia Tulumello continuerà le analisi sui resti antropologici approfondendo problematiche relative all’alimentazione in collaborazione con l’Università di York.

 

 

Vi segnaliamo:

venerdì 11 dicembre 2020, alle ore 15 si svolgerà la presentazione online del volume "La Grotta delle Veneri di Parabita (Lecce)", a cura di Elettra Ingravallo e Renata Grifoni Cremonesi (Edipuglia, Bari 2020); per partecipare: https://bit.ly/3nOaW2Z 

Dopo l'introduzione di Jacopo De Grossi Mazzorin, Direttore del MUSA - Museo Storico-Archeologico dell'Università del Salento, sono previsti i saluti del Rettore UniSalento Fabio Pollice, della Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto Maria Piccarreta, del Direttore del Dipartimento di Beni Culturali Raffaele Casciaro e del Direttore della Scuola di Specializzazione UniSalento in Beni Archeologici "Dinu Adamesteanu" Gianluca Tagliamonte. Presenteranno il volume i professori Fabio Martini (Università degli Studi di Firenze) e Alessandra Manfredini (già docente a La Sapienza – Università di Roma).

Seguiranno le relazioni degli autori:

• Renata Grifoni Cremonesi, Paola Astuti, Lorenzo Possenti La sequenza stratigrafica e gli aspetti ideologici del Paleolitico Superiore • Marco Serradimigni, Marzia Bonato L’industria litica dei livelli del Paleolitico medio e Superiore • Giuseppe Egidio De Benedetto, Antonio Pennetta, Daniela Fico Composizione del bitume presente su una punta di selce • Daniela Zampetti, Martina Basile, Cristina Lemorini, Leopoldo Repola Il gesto e la forma: il caso studio delle Veneri di Parabita • Pier Francesco Fabbri, Giorgia Vincenti, Serena Viva La posizione degli inumati e la contemporaneità della deposizione nella sepoltura paleolitica • Jacopo De Grossi Mazzorin La parure in canini di cervo della sepoltura paleolitica • Lucio Calcagnile, Gianluca Quarta, Marisa D’Elia Datazioni al radiocarbonio e analisi di provenienza delle ossidiane • Giorgia Aprile, Ida Tiberi La ritualità tra Neolitico e età del Bronzo: vasi, pintadere, fuseruole come offerte alle divinità • Marco Serradimigni, Marta Colombo Le produzioni litiche dei livelli neolitici • Claudio Giardino, Giovanni Paternoster I metalli della Grotta delle Veneri e l’origine della metallurgia in Italia