Formare una sorta di vocabolario essenziale da cui ripartire in questo complicato tempo di pandemia. Nasce con questo scopo la collana «Il Vocabolario dell’arca», da un progetto dell’associazione culturale «Rete» di Cooperazione Educativa - C’è speranza se accade @ con l’intento di scandagliare a fondo parole ricche di potenzialità generative per poi riempirle di senso e, grazie a un’alleanza con il reale, salvarle dal diluvio. In libreria i primi due lemmi per i tipi di AnimaMundi Edizioni: «Riscossa» di Michela Fregona e «Dialogo» di Sonia Coluccelli con Irene Lashin. «Riscossa» mira all’infinito delle possibilità dell’essere, perché infinite sono le scelte, gli obiettivi e i modi per raggiungerli. Anche se c’è chi dice che si è fuori tempo massimo per imparare, per emozionarsi di fronte a un Cristo di marmo che sembra di carne. Tramite una lingua sempre fedele a sé stessa e al suo modo di filtrare il mondo, infatti, l’autrice riporta l’esperienza dell’insegnamento nelle scuole serali e ricorda l’importanza che ha la letteratura nel processo di apprendimento verso la felicità intesa come pienezza del sapere. La svolta, o meglio il riappropriarsi di un pensiero, arriva durante il lockdown con la didattica a distanza (che ha dimostrato come il virtuale sia un’opportunità ma anche luogo di una mancanza): non può esserci vera civiltà senza umanesimo, perché la parola, galoppante e fiera come la riscossa, è soprattutto vita. Michela Fregona è nata a Belluno, dove vive e insegna nelle scuole serali per adulti dal 2000. È laureata in lettere antiche a Venezia, diplomata in flauto traverso, giornalista, scrittrice e valente ballerina di tango. Ha pubblicato per la Postcart di Roma «Tangomalia» e «Buenos Aires Café» e per la casa editrice Apogeo «La classe degli altri», suo romanzo d’esordio. Ragionare di identità, senso di appartenenza e comunità è sfida complessa sono i temi di «Dialogo» di Sonia Coluccelli con Irene Lashin. Troppo facile rimanere imbrigliati in definizioni costruite nel linguaggio ma non sempre aderenti alla realtà, mutevole per natura. Eppure, Sonia Coluccelli riesce nell’impresa incardinando la sua riflessione su una parola fondamentale: dialogo. Un libro senza retorica nato dalla militanza interculturale dell’autrice e dalla sua esperienza nei campi profughi bosniaci. Dialogo come quello intrattenuto con la figlia, Irene Lashin – papà egiziano e musulmano, mamma italiana e cattolica francescana – dalla quale impara ad abitare la «terra di mezzo».  Sonia Coluccelli vive sulle rive del lago d’Orta, è madre di quattro figli, maestra di scuola primaria in una scuola pubblica ad indirizzo Montessori. Coordina la rete delle scuole Montessori dell’alto Piemonte ed è responsabile per la formazione per Fondazione Montessori Italia. È membro del consiglio direttivo di Rete di Cooperazione Educativa. Da alcuni anni scrive di sé e di scuola, del provare a crescere uomini e donne capaci di scegliere e determinare il futuro in cui abitare. Tra le sue numerose pubblicazioni «Un’altra scuola è possibile?» (Il leone verde Edizioni), «Un nido per due gemelli» (Terra Nuova Edizioni), «Educare e crescere tuo figlio con il metodo Montessori» (Newton Compton). Irene Lashin ha 11 anni e un sacco di progetti e sogni e parole per dirli. Orgogliosa scout e karateka, dopo cinque anni di scuola primaria in cui ha imparato molto con maestre che camminano laicamente su strade montessoriane, frequenta ora una scuola media la cui bussola sono i principi di responsabilità, comunità e ospitalità. Legge libri di qualsiasi tipo (ma divora quelli di Agatha Christie) senza i quali dice di non poter trascorrere una sola giornata.