Tornerà presto fruibile dalla sua comunità la piccola Chiesa del Crocifisso nella Città dell'Olio, nel paese natio del poeta Antonio Leonardo Verri, a Caprarica di Lecce (S.S. Crucifixi in terra Capraricae). La Chiesa è attualmente in fase di restauro dopo decenni di incuria ed abbandono. “A circa 200 metri dall’abitato verso borea sorge un’acconcia chiesina titolata al SS. Crocifisso, nella quale esiste in legno, e si tiene in pregio di arte, un Gesù spirante che dicesi di scarpello Veneziano” così scriveva Giacomo Arditi (1815-1891) di Presicce nella sua monumentale “Coreografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto” pubblicata in dispense dal 1879 al 1885, dopo anni di studi e ricerche, annoverata tra i classici della storiografia salentina. Posta alla periferia del paese, laddove cominciano le campagne, un tempo si poteva scorgere tutt’attorno un paesaggio rurale tranquillo, diverso dall’attuale; circondata da masserie, come la "Crucimuzza", "Lu Moru," si ha memoria delle masserie "li Quarti" e "Sciardine", con gli animali domestici, la “ngegna” ovvero la ruota fatta girare da un asino per tirare fuori l’acqua dalla fonte sorgiva, i pozzi e le cisterne, e poi frantoi ipogei, aie di campagna, distese di uliveti, pajari e muretti a secco, giardini signorili, alti pini, agrumeti, coltivazioni varie, il bosco (le Palatej), la macchia mediterranea, sterrati polverosi e “brecciati”, ed un Convento dell’ordine dei Carmelitani, di cui ora non rimane che un'altra piccola Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine e luogo di culto durante i festeggiamenti in onore di San Marco e Santa Lucia, le antiche fiere del paese. Sul poggio, verso sud, dominava l’antico palazzo Baronale circondato dalle case del Casale. “Stassi a sud di Lecce sopra un altipiano circondato da giardini alberati a fichi e mandorli, sollevato 55 metri sul mare (…) L’aria vi è buona, l’acqua di uso, pluviale nell’interno, sorgiva e potabile fuori verso nord-est alla profondità di circa metri 27; i venti dominanti il sud ed il nord” scriveva l’Arditi. Il paese o come venivano denominati in passato i centri abitati, Casale (Caprarice, Creparica) era piccolo e dedito all’agricoltura e alla pastorizia. Vi lavoravano per lo più braccianti, pastori, contadini, “massari”, lavoratori stagionali nei frantoi, pochi gli artigiani come muratori, fornai, fabbri, falegnami e cavatori di pietre. Le donne erano in gran parte massaie e contadine. Coltivazioni di uliveti, tabacco, grano, orzo, biada, legumi, mandorleti, ficheti, scandivano le stagioni degli abitanti del paese. Buona e varia era la produzione di formaggi.

Qui, la piccola Chiesa settecentesca con una base a croce latina, ben visibile anche dall’esterno, presenta una facciata in uno stile misto tra il tardo rinascimentale e il barocco leccese, orientata verso occidente. Risplende illuminata dal sole, nelle ultime ore di luce della giornata, prima del tramonto. Due gradini danno accesso al portale sormontato da un piccolo timpano e due nicchie laterali, attualmente vuote, occupano gran parte del primo ordine della Chiesa. Quattro pilastri (paraste) incastonati nei muri danno alla facciata della Chiesa la forma di un antico tempio. I pilastri sono in stile toscano nella parte inferiore della facciata e in stile ionico in quella superiore, una trabeazione (architrave) li separa facendoli apparire sovrapposti. Nel secondo ordine un finestrone rettangolare con archetto (monofora) occupa buona parte della facciata, sulla sommità, sopra la seconda trabeazione, anche essa con il fregio decorato, vi è un timpano tronco, che probabilmente conteneva o avrebbe dovuto contenere una statua di pietra o una croce. Altre decorazioni impreziosiscono la Chiesa, costruita in pietra leccese e carparo (tufi calcarei). Sopra la Chiesa vi è una terrazza, al centro della stessa, sulla parte più alta della volta (crociera della chiesa), vi è una croce in pietra su un basamento. Nella parte posteriore destra della terrazza, un campanile a vela con una piccola campana completa la struttura principale della Chiesa. Da una piccola scala interna si può accedere alla terrazza e al campanile.

 

L’interno è a una navata, dove prendono posto i fedeli, il soffitto a volta, il pavimento attualmente lastricato, due gli altari presenti finemente decorati in stile barocco leccese, l’altare maggiore dedicato a Gesù Crocifisso e l’altare di San Michele, dietro all’altare maggiore la Chiesa finisce con il coro. Due porticine poste a sinistra e a destra del transetto si affacciano all’esterno della Chiesa, sul lato anteriore. Sopra l’altare maggiore si può ammirare un pregevole Cristo spirante ligneo di scuola veneziana, tutto l’altare è decorato con i caratteristici motivi del Barocco leccese e presenta due statue ai piedi del Crocifisso, la Madonna alla sua destra e San Giovanni alla sua sinistra, l’insieme dà vita ad una scena intensa della Passione di Cristo. Sull’altare posto nell’ala sinistra del transetto vi è una tela che raffigura l’Arcangelo Michele con la spada nell’atto di schiacciare il diavolo. In origine e per circa un secolo l’altare era dedicato a San Lorenzo Giustiniani, parente della famiglia nobiliare del paese, in seguito l’altare fu dedicato all’Arcangelo. Sopra la tela di San Michele Arcangelo (copia dell’opera di Guido Reni del 1636) vi è una piccola effigie raffigurante un Santo, l’altare è impreziosito da due pregevoli colonne tortili in barocco leccese. Sotto la Chiesa si dice che ci fosse un ossario o fossa comune, dove vi tumulavano i defunti fino a quando non fu abolito, alla fine dell’Ottocento. Di certo c’è la tomba dell’allora arciprete Nicola Marulli, sepolto nel 1888.

 

 

La Chiesa, essendo privata e di piccole dimensioni, nel paese è conosciuta più semplicemente come Cappella del Crocifisso. E’ certo che vi fosse un cappellano quando i proprietari erano i marchesi Giustiniani , dal 1845 la cappellania sarebbe passata al Capitolo di Caprarica per ragioni testamentarie. La chiesa fu costruita, secondo alcune date, nel 1701 dal marchese Fabiano Giustiziani, allora feudatario del Casale appartenente alla contea di Lecce in Terra d’Otranto. I Giustiniani ne furono i feudatari a partire dal 1675 e fino all’estinzione della famiglia, avvenuta pare nel 1759. “Cappellam hanc erexerat et dotaverat anno 1701 familia Giustiniani” (Visitatio IV Parochiae Capraricae facta anno 1845 ab Ill.mo ac Rev.mo Domino Vincentio Andrea Grande) si leggeva su un documento in possesso del parroco canonico Don Oronzo Verri (1880–1955), ricevuto dalla Curia arcivescovile di Otranto. Costruita quindi tra la fine del XVII e l’inizio XVIII secolo, venne presumibilmente inaugurata nel 1701, divenne poi di proprietà della famiglia Tresca, ereditata all’estinzione della famiglia Giustiniani, ed infine della famiglia Greco (Don Paolo).

Intorno agli anni ’40 il Crocifisso ligneo (o in cartapesta) dell’altare maggiore fu restaurato dall’artigiano Carmelo Calasso per volontà del sacerdote Don Luigi Verri (1909-1972). Per gli attuali lavori di restauro, cominciati il 25 marzo 2021, è stata incaricata la ditta Marullo, con l’intervento tecnico dell’architetto della curia Fiorillo e dell’architetto Delle Donne. I restauri sono seguiti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce) e realizzati con finanziamenti statali e regionali, una volta finiti la Chiesa del Crocifisso apparterrà al patrimonio comunale per 30 anni. Passando per Caprarica possiamo vedere inoltre il palazzo Baronale che si affaccia sulla piazza principale, piazza Vittoria, piazza Garibaldi (lu Criscere), la Chiesa della Madonna del Carmine, la chiesetta di Santa Maria, alcuni frantoi ipogei (trappiti) e pittoresche case a corte (Curti) nel centro storico.   (di S.B.)