Le vicende di una vita narrate in quarantacinque atti. È una formula singolare ma certamente riuscita ed incisiva quella scelta da Haris Vlavianòs di ripercorrere il suo percorso di vita attraverso brevi fotogrammi, dall'infanzia all'adolescenza fino a giungere all'età adulta. Sono queste istantanee evocate dal passato a comporre il puzzle del romanzo Il sangue acqua (Besa Muci Editore), in cui il protagonista ricostruisce la propria vita e i propri traumi familiari, dalla prima infanzia romana vissuta ai Parioli alla vita matura, passando per la difficile adolescenza in Grecia. Un libro poetico in cui si affrontano le proprie fantasie guardandole allo specchio e giocandoci, fino a riconciliarsi con esse. Quarantacinque fotogrammi in cui la brevità fa il paio con l’immediatezza, l’incisività con la capacità di irrompere nel cuore del lettore, e le righe penetrano nell’animo di chi le scorre con tutta la loro forza. «Qualche mese dopo il vostro arrivo a Roma, tua madre si innamorò di un americano enorme che dopo la guerra e dopo essere stato in Corea, fece carriera a Cinecittà come protagonista nei film di gladiatori – si legge nel romanzo - Aveva interpretato anche un centurione romano in Spartaco. Non faceva altro che sollevare pesi, inghiottire polveri e mangiare insalate. Ti aveva regalato anche una spa da. Era appartenuta, ti disse, a Kirk Douglas. Lei era talmente innamorata che finanziò il film Il tesoro della foresta pietrificata solo per fargli ottenere il ruolo principale. Un fiasco clamoroso. Per fortuna, dopo un po’ comparve all’orizzonte un altro uomo – in grado di aggiustare i conti. L’americano se ne andò da casa vostra in malo modo, ma si lasciò dietro la spada». Una narrazione che si incentra prevalentemente sulle emozioni derivanti dal rapporto che l'autore ha avuto con la madre e con il padre. Il sangue acqua non è un titolo scelto a caso: vuole essere l'emblema dell'influenza che i rapporti famigliari possono avere sulla crescita dell'individuo. Vlavianòs racconta la sua esistenza, si mette a nudo e vuole sottolineare con la sua scrittura elegante nella sua semplicità e con uno stile musicale e armonioso, quanto le azioni genitoriali errate possano modificare in negativo il percorso di un figlio. Un romanzo forte, che consegna al lettore un messaggio di vita importante, stemperato da un sottofondo di sarcasmo e leggerezza. I legami famigliari sono stati spesso alla base della poetica di Vlavianòs e ne Il sangue acqua si confessa forse più di altre volte. I rapporti con i genitori non costituiscono l'unico argomento alla base del romanzo: è fortemente presente anche un'analisi profonda dell'Io e una ricerca della propria identità. Ne nasce un libro di una potenza disarmante, consigliato a chi ha voglia di una buona lettura e di un romanzo che offra corposi spunti di riflessione. Haris Vlavianòs nasce a Roma nel 1957, dove trascorre i primi anni della sua infanzia, fino a quando non si trasferisce in Grecia in compagnia della sua mamma, mentre il suo papà si stabilisce in Brasile con la sua nuova famiglia. Il giovane fa un percorso di studi che si divide tra Bristol e Oxford ed è qui, che dopo aver terminato un dottorato, ha un'esperienza di insegnamento che dura cinque anni. Decide poi, di tornare a vivere in Grecia, dove insegna Teoria Politica, Storia e Relazioni Internazionali. Per circa quattordici anni dirige la rivista Poesia, da lui fondata e oggi edita dalla casa editrice Patakis presso la quale Vlavianòs ricopre il ruolo di direttore editoriale. Per i suoi meriti di letterato è stato insignito nel 2005 del titolo di Cavaliere dell'Ordine d'Italia. Vlavianòs non è solo uno scrittore, ma è anche un grande traduttore e grazie alla sua impegnativa opera di trasposizione, sono entrati in Grecia volumi di grande spessore letterario.