IL GRIGIO di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
con Salvatore Della Villa
Musiche Originali Gianluigi Antonaci
Sonorizzazione Rocco Angilè
Video Andrea Federico
Foto di Scena Donato De Fabrizio
28/29/30 maggio 2021
Teatro Comunale di Galatone
Via Armando Diaz, 48 - Galatone
Dopo la lunga pausa causata dal COVID-19, riparte la programmazione della Compagnia Salvatore Della Villa con Il Grigio di G. Gaber e S. Luporini, presso il Teatro Comunale di Galatone, il 28-29-30 maggio 2021. Lo spettacolo rientra nella programmazione Custodiamo la Cultura in Puglia - Misure di sviluppo per lo spettacolo e le attività culturali - promosso da Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese - Fondo Speciale per la Cultura e Patrimonio Culturale. Lo spettacolo gode della concessione dei diritti dalla Fondazione Giorgio Gaber.
Salvatore Della Villa riporta in scena "Il Grigio" uno degli spettacoli più applauditi di Giorgio Gaber, oltre che un testo straordinario, parte ormai della storia del nostro teatro. Un uomo decide di vivere in una nuova casa alla periferia di una città con la voglia di allontanarsi da tutto, riflettere, ritrovarsi, rimettere un po’ a posto le cose della sua vita, lavorare. Ha la necessità e la volontà di lasciarsi alle spalle quella sua quotidianità di una vita banale intrisa di ipocrisia, volgarità, un matrimonio non riuscito, un’amante delusa, l’estraneità del figlio, e l’illusione che “L’Amore è una parola strana. Vola troppo. Andrebbe sostituita.” Nella ricerca di una sua ipotetica e rigeneratrice pace dovrà affrontare l’astuzia e la malvagità di un ospite inaspettato e indesiderato “Il Grigio” che lo metterà alla prova nel profondo della sua esistenza tra trappole e inganni in un duello comico e paradossale che metterà in luce la solitudine e i sentimenti dell’uomo.
28-29/05/2021 porta ore 20 sipario ore 20.30
30/05/2021 porta ore 18.30 sipario ore 19
Costo Biglietto
Posto unico €10
Massimo 70 posti
Info e prenotazioni 3279860420
"Ci sarà un motivo, anzi più d’uno, se “Il Grigio” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, andato in scena tra il 1988 e il 1990, ancora oggi a distanza di oltre 25 anni viene rappresentato. Un solo uomo in scena. Un uomo solo. Si guarda la sua bella casa nuova: tutta bianca, con del verde all’esterno. Un’oasi per lui, l'ideale per lavorare e riflettere. Come ci sia arrivato lì, solo, per restare solo, per riflettere da solo (possibilmente!); che cosa porti in quella casa lui, da solo; quali arredi collochi, una volta approdato nella sua felice solitudine; quale sparuta mobilia debba sistemare (ne ha?)… Beh, tutto questo si snocciola sulla scena tra umorismo, dramma e ironia. La sua vera casa, però, la casa interna, quella intima, non è viva né nuova. E’ impolverata e asfissiante, nulla a che fare con l’oasi! Eppure lui, che in passato non era solo, variamente ha cercato di dare struttura alla propria dimensione interna: un matrimonio, un lavoro creativo, un figlio, e poi Gabriella… Vanamente ha cercato di dare stabilità e senso alla sua casa interna/esterna, ma il matrimonio è finito, il figlio è a lui estraneo, perfino Gabriella, l’amante, è delusa.
Non sfuggirà al pubblico che ‘lui’ in scena non ha un nome, insomma, è un “Innominato” della postmoderna società urbanizzata, che probabilmente non ha nome dal momento che qualsiasi nome di uno di noi lo denominerebbe.
Un disturbatore è nell’oasi, è sleale e ingannatore, lo inquieta, gli toglie il sonno, lo assale. E’ subito scontro, e ad armi pari. Lui, homo perfettamente agens dei suoi tempi, agisce e subisce, più e più, la frammentazione, fino al punto di agire e di subire la propria dissoluzione. Il disturbatore, il Grigio, insinua il dubbio, provoca la lotta, rosicchia l’anima, rosicchia perfino le carte della sua migliore creatività. Ma tiene desta la mente.
Il Grigio di Salvatore Della Villa è un tam tam smagliante di umorismo, dramma e ironia. Della Villa in scena è ‘il duello’. Si offre al pubblico come duello incubato, poi tentato, infine combattuto caparbiamente con ogni mezzo. È così che Salvatore Della Villa piega sulla scena quel destino degli uomini tanto osteggiato nel monologo di Gaber-Luporini, “quello di essere delle scorze di uomini, degli involucri... mai persone”.
Il passaggio da ‘involucro’ a ‘persona’ nello spettacolo è agìto nel duello tra l’imperterrito disturbatore e l’altrettanto audace attore, duello che le architetture sonore di Gianluigi Intonaci segnano tra trepidazione e sospensione. L’epilogo è “una sensazione simile alla tenerezza”, che timbra di magia uno spettacolo artisticamente riuscito. Il sipario rimane aperto sulla naturalezza viva, fresca dell’attore, sul suo sorriso puro, bonariamente rivolto alla “comprensione diretta, senza impegno” della precaria esistenza umana." ""Mimma Muci