Parole e note strette tra loro dai legacci della passione per tutto ciò che è armonia, sia essa in versi, in musica o in natura. Nasce così Trenta foglie d’argento, un doppio progetto in musica e poesia di Antonio Cotardo edito da Kurumuny che coniuga le due grandi passioni dell’autore: lo studio del bel canto e la letteratura. Antonio Cotardo è un giovane poeta – poeta e giardiniere, come egli stesso ama definirsi - e il suo spirito libero si riflette nel modo di creare l’opera, priva di vincoli formali: niente schemi nei versi e ritmo dettato dagli «a capo» più che dalla punteggiatura, nessuna ricerca esasperata della rima. Antonio Cotardo conserva nel suo animo quel «Fanciullino» di Pascoli che gli permette di stupirsi di fronte alle piccole cose, di guardarle con un disincanto che poi si trasforma in interesse per poi sfociare in versi e parole. Moderno cantastorie, Cotardo racconta la contemporaneità attraverso la leggerezza che diventa però incisiva, ed esalta la storia quale radice del passato umile del popolo salentino. Nei suoi versi si nota un dialogo costante con la natura, con i fiori e con gli alberi, in particolare con gli ulivi, che sono una presenza costante in tutta l’opera, senza tuttavia essere mai nominati. L’ulivo è «Corsaro nero», – quando è tempo di raccolta poiché coperto da un manto di frutti neri (che nell’immagine offerta dal poeta son «diamanti, iridi di zaffiro sfavillanti») – o «Amico mio», «immerso in questo bianco dei campi in questa neve di marzo». E ancora in «Ode al Salento», un vero e proprio atto d’amore per la terra, si legge: «Adoro il tuo sorriso primaverile / i tuoi colori rossastri / gli affanni settembrini / le distese dorate / la gelida tramontana / lo spensierato canto del pettirosso / le foglie d’argento». I testi sono introdotti dagli interventi di Luigi Chiriatti e Federico Capone. Scrive Chiriatti nella prefazione: «Antonio va caparbiamente per la sua strada. Non si ferma mai, pota gli alberi, parla con loro, li accudisce e prepara la terra che ospiterà nuovi semi e nuove speranze. Scrive, canta canzoni che hanno segnato tempi uomini e luoghi diversi dal suo ma che per lui sono sentinelle sonore, menhir del suo viaggio». Al volume è allegato un disco contenente brani tutti d’autore (ad eccezione de Lu rusciu de lu mare), da Volare di Domenico Modugno a Lecce mia di Tito Schipa, da Champagne di Peppino di Capri fino a Un amore così grande di Guido Maria Ferilli e A thousand years di Cristina Perri, che Cotardo reinterpreta con la sua possente voce tenorile. Antonio Cotardo vive a Caprarica di Lecce dove ha un’attività lavorativa rivolta alla cura del verde. Ha fatto della musica e della letteratura le colonne portanti della sua vita. Lo studio del bel canto e la scrittura rappresentano un antidoto alla monotonia della realtà. Dopo aver pubblicato la silloge poetica Venticinque (Edit Santoro) e il romanzo Il rumore degli errori (Youcanprint), torna in libreria con questo progetto doppio in musica e versi, che giunge in occasione dei suoi trent’anni.