L’occasione, in prima istanza, non depone favorevolmente. Ma non bisogna avere pregiudizi, ci si deve accostare con prudenza ma anche con curiosità ad ogni occasione. Talvolta i tesori son nascosti negli angoli più insospettabili.

Cena di fine corso, si usa che ci si scambi i saluti con allievi con i quali, per un certo numero di anni, ci si è ammorbata reciprocamente l’esistenza.

Da una parte il docente che ritiene di esser depositario di un sapere assolutamente necessario al proseguimento della evoluzione, dall’altra gli allievi che continuano a chiedersi “ma questo, da me, cosa vuole?”

E così, giorno dopo giorno, si sviluppano anche affetti e relazioni umane che son la parte migliore della irripetibile esperienza scolastica. E tutto, nel paese più devastato e più civile del mondo, va a chiudersi a tavola. Invito dei giovani, città di Lecce, orario ragionevole. Sarà una cena di commiato, vinceranno gli stimoli affettivi su quelli enogastronomici, e dovrò esser trasgressivo, almeno un po’.

Il luogo si presenta bene, zona falsamente periferica di Lecce, ex deposito di tabaccheria, nome che richiama la Berlino un po’ decadente: Marien Platz.

Un numero impressionante di tavoli all’esterno, molti dei quali popolati e tutti ben distanziati.

Dicono che ci sia anche una parte interna altrettanto pingue. Non è il caso né il tempo di investigare. La mia bottiglia di acqua per ingoiare le pillole che mi son portate appresso, poi arriva una persona per le ordinazioni, si chiama Giusy, ed è una fora della natura: sa essere rapida senza metter fretta, efficiente e generosa di informazioni senza perdere mai il sorriso. Intuisce subito la mia aura di scetticismo ma, senza dirlo, si scommetta da sola su come farmela perdere ma lasciandomi contento.

L’incipit è tipico della salentinità opulenta: fritti. Non li amo ma mi lascio intrigare dal “mestiere”. Pittule, polpette e simil-arancini nella media dei prodotti comuni. Poi le crocchette di patate, li “panzarotti”. Sette miglia sopra al resto. Da soli valgono la pena il viaggio. Rarissimo che ci sia qualcuno che ancora li confezioni. Cominci a sciogliermi, leggo il menu e scelgo asada di angus e diaframma, e oso anche i crauti.

Mi viene portata la carne cotta il giusto sulla pietra ollare con i crauti in una ciotola e un bicchiere di ottima birra che non cito ma che contraddistingue, quando presente, i posti nei quali la birra si comprende.

Chiudo ritrasgredendo e alla solita Giusy, che ormai pregusta la vittoria su tutto il campo, chiedo un distillato, mi propone del rum “famoso”, non riesco a trattenere un “e poi?” e lei vira subito, mi porterà del whisky.  Su una pietra rettangolare: cioccolato a tasso medio, bacche di goji secche, mango e scorza di cedro canditi. E acqua con ghiaccio a parte.

Mi arrendo. Da tornarci senza dubbio alcuno. E poi grazie ai miei allievi che almeno hanno imparato che non si vive per mangiare ma se si mangia bene si vive meglio.

Ed è bello sapere che a Lecce ci siano luoghi nei quali vale il viaggio. W le crocchette del Marien Platz.

 

 

 (NdR. Per chi fosse interessato ad essere recensito dal nostro Pino De Luca ed entrare a far parte della nostra rubrica "Dove Mangiare" , può chiedere informazioni alla redazione al seguente indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. )