La storia, dicono, usa ripetersi. Spesso da una tragedia vien fuori una farsa. Così comincia l’epopea di “Mare Nostrum”, Roma Imperiale appellava il Tirreno all’inizio, poi, sconfitta Cartagine, si estese a tutto il Mediterraneo. E così fu finché Odoacre non depose Romolo Augusto decretando la definitiva caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Mille e cinquecento anni dopo, la stupidità fascista nel volersi richiamare alla gloria e alla potenza di Roma caput mundi, (che la aveva per davvero) provò a far chiamare Mare Nostrum il Mediterraneo suscitando le risate di tutti visto che la Regia Marina basava la sua potenza sull’epopea dei MAS, sostanzialmente i motoscafi per il contrabbando.

Recentemente è stato il nome per una sorta di operazione umanitaria (sostanzialmente fallita) che evitasse la tragedia dei migranti morti annegati.

Vi chiederete perché questo prologo. Perché quando i nomi latini diventano nomi popolari tutto si riporta a latitudini più normali e, credo, assai più serie.

Anni fa nacque una trattoria con il nome “Marenuesciu” che sarebbe la traduzione di Mare Nostrum, ma senza velleità imperiali e di vanagloria. Siccome la costa adriatica (che va dal Brindisino delle Mattarelle alle zone leccesi di San Cataldo con riferimento esplicito a Casalabate) è stata sempre pescosa abbastanza per le esigenze territoriali (almeno fino a quando gli inventori del progresso non hanno deciso di stuprarla) due giovani hanno deciso di portare sulle tavole quei prodotti che da quel mare vengono.

Varie peripezie si sono accavallate, ora, finalmente, Letizia e Cristian hanno raggiunto una certa stabilizzazione. Il locale è bellissimo, in arte povera con volte a stella di oltre cinque metri. Al Marenuesciu non si passa, si va. Nella zona antica di Squinzano, e si va per mangiare che, se dovessimo definire la cucina di Letizia, il termine “Opulento” sarebbe il minimo sindacale, anche se ho visto clienti demolire porzioni che farebbero tremare i polsi pura a Chef Rubio.

Ci sono molte ragioni per stare una sera in compagnia di Cristian, padrone incontrastato della sala, ma, come al solito, ve ne dirò solo alcune inevitabili:

Di certo Letizia concorre per il trono di “Regina delle Cozze” e, dunque il suo sauté non può essere “saltato” ma bisogna necessariamente lasciarsi lo spazio per una porzione (dividetela in due mi raccomando) di una minestra di cavatelli, crema di fave e cozze con i “muersi fritti” che è da ascrivere fra i piatti indimenticabili. Avrete il desiderio di ripassare il pane in quel che resta nel “tiesto” ma, sicuramente, vi sarete fatti corrompere da quelle cose che non avete nemmeno bisogno di ordinare visto che si tratta di semplice accoglienza. Farla arrivare è una irresistibile tentazione, farla portar via un crimine orrendo.

Se volete arrivare allo spumone dovete deciderlo per tempo, almeno due giorni prima.

Bravi. Davvero Bravi. E a Marenuesciu si ritorna, come fanno molti chef importanti quando hanno bisogno di andare a mangiare.

 

 

 (NdR. Per chi fosse interessato ad essere recensito dal nostro Pino De Luca ed entrare a far parte della nostra rubrica "Dove Mangiare" , può chiedere informazioni alla redazione al seguente indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. )