Nel Salento, in particolar modo presso il Museo di Storia Naturale di Calimera, c’è una realtà straordinaria e importantissima per lo studio, la conservazione ed il monitoraggio della tartaruga marina, nome scientifico Caretta caretta. Si tratta del Centro Recupero Tartarughe Marine, una realtà fatta di persone, biologi marini specializzati in tartarughe marine, medici veterinari e appassionati, guidati dal Direttore Piero Carlino, neo vincitore della quindicesima edizione del Premio Castrum Minervae per essersi distinto per l’impegno sociale ed ambientale sul territorio salentino. In un post sulla pagina Facebook del Centro si può leggere: “Il nostro Centro rappresenta ad oggi una realtà di riferimento per lo studio, la conservazione, ed il monitoraggio delle tartarughe marine dei mari Salentini e, grazie allo sviluppo di progetti di cooperazione internazionale, sta esportando le sue competenze in alcuni paesi del mar Mediterraneo. […] L’opera di recupero svolta dal Centro tartarughe marine del Museo di Storia naturale del Salento, durante i suoi anni di attività, ha permesso di riportare alla vita naturale oltre un migliaio di tartarughe marine rinvenute ferite, molte delle quali in gravi condizioni.” Un lavoro straordinario, quindi, quello svolto dagli esperti e dai volontari del Centro, un lavoro che spesso deve fare i conti con la scarsità di risorse economiche e con le mille difficoltà che il turismo estivo di massa, riversato sulle spiagge salentine, causa al monitoraggio dei nidi di Caretta caretta.
Trovare un nido di Caretta caretta non è affatto semplice, bisogna riconoscere le tracce che l’esemplare lascia sull’arenile, tracce molto spesso rovinate dal calpestio umano o da una mareggiata improvvisa e soprattutto bisogna alzarsi veramente presto, in modo da anticipare l’arrivo dei bagnanti. E’ questo che fanno ogni giorno all’alba i volontari del Centro, un lavoro che porta via tempo ed energie, ma che regala poi mille emozioni.
La tartaruga di mare depone le uova in orario notturno, molto spesso lontano dall’inquinamento luminoso, oggi purtroppo sempre più diffuso lungo le nostre spiagge, quindi molto spesso il nido viene ritrovato anche diversi giorni dopo la deposizione delle uova, aumentando così il rischio che venga distrutto dagli ignari bagnanti o dalle condizioni climatiche e marine non idonee alla sopravvivenza delle uova.
Il problema dell’inquinamento luminoso può avere ripercussioni negative sull’esito della nidiata, come accaduto durante l’estate del 2020 a Torre Mozza, marina di Ugento, in cui alcuni esemplari appena usciti dall’uovo, disorientati dalle luci dei lidi privati, si sono riversati sulla duna anziché prendere la via del mare, fortunatamente poi recuperati dai volontari del Centro grazie alla segnalazione dell’associazione “Amanti della Natura di Punta Macolone”. Forse sarebbe opportuno istituire un regolamento che possa vietare una volta per tutte l’illuminazione notturna nelle aree sensibili al fenomeno della nidificazione della tartaruga di mare, onde evitare che avvenimenti simili possano riaccadere. Confidiamo perciò nella sensibilità degli amministratori comunali, ma non solo, anche regionali, affinché si possa trovare una soluzione al problema.
Ma torniamo a noi e andiamo ad analizzare i dati relativi all’estate 2021, non ancora finita in quanto può regalarci sorprese dell’ultimo minuto. In tutta la provincia di Lecce ad oggi son stati rinvenuti ben nove nidi di Caretta caretta. Il primo nido è stato rinvenuto a Torre dell’Orso, marina di Melendugno; questo ritrovamento risulta essere di importanza rilevante, in quanto si tratta del primo nido di Caretta caretta a Torre dell’Orso degli ultimi 15 anni. Il secondo nido è stato ritrovato a Lido Conchiglie, a Gallipoli, sull’arenile del distaccamento dell’Aeronautica Militare; questo è stato il primo nido dell’estate 2021 a schiudere, dando vita a decine di meravigliosi esemplari che hanno raggiunto il mare monitorati dai volontari del Centro. Il terzo nido vede l’incredibile doppietta per Torre dell’Orso; questo nido ha dovuto però subire la traslocazione in un luogo più sicuro a causa delle condizioni marine non idonee alla sopravvivenza delle uova. Il quarto nido è stato rinvenuto a Pescoluse, marina di Salve; in questo caso è stata rinvenuta una grossa femmina in fase di deposizione delle uova, quindi i volontari hanno monitorato l’animale mentre deponeva le uova e hanno provveduto successivamente alla recinzione dell’area. Come per Pescoluse, anche per quanto riguarda la quinta nidificazione è stata rinvenuta una grossa femmina durante la deposizione delle uova sulla spiaggia di Lido Marini. Il sesto nido è stato ritrovato a Torre San Giovanni nei pressi di Lido Bora Bora. Il settimo nido è stato rinvenuto a Posto Vecchio, marina di Salve, dopo che la grossa femmina era stata avvistata a marina di Felloniche. L’ottava nidiata è stata purtroppo sfortunata, infatti ha visto il ritrovamento di uova distrutte ed ormai non vitali. La nona ed ultima nidiata vede la doppietta di Marina di Pescoluse, in territorio di Salve; in questo caso il nido si presentava con uova già schiuse, quindi i piccoli avevano già raggiunto il mare nei giorni precedenti il ritrovamento, mentre le restanti uova risultavano non più vitali.
La presenza ormai divenuta costante della Caretta caretta sulle nostre spiagge in periodo estivo, deve farci riflettere e deve porci degli interrogativi: la pressione antropica sulle spiagge in orario notturno, così come l’inquinamento luminoso costantemente presente presso i lidi privati, è sostenibile per la riproduzione di questo meraviglioso rettile?
Agli esperti l’ardua sentenza. Intanto, tutti noi dovremmo esser felici di assistere allo spettacolo della nascita di piccole tartarughine di mare sulle nostre spiagge, che rappresentano il futuro di questa meravigliosa specie sempre più minacciata dall’inquinamento del mare, dalla pesca commerciale e dai natanti.
Francesco Salvatore Chetta, Guida Ambientale Escursionistica AIGAE