Una Lecce antica, odorosa di Barocco e densa di polvere di pietra leccese, dove il tintinnio degli scalpellini si fa musica per essere il grande preludio ad una storia immortale di fregi e rosoni. Come quello della basilica di Santa Croce, sulle cui vicende storiche si incentra il nuovo romanzo di Simona De Riccardis, Candida Rosa, edito per i tipi di Edizioni Esperidi. Dopo le delicate essenze di Mani nelle mani (Esperidi 2018), l'autrice leccese si cimenta con il romanzo storico e ferma la sua scrittura sulle vite e le opere di Zimbalo e di Cesare Penna. È il 1619, in una fredda mattina d’autunno, quando il dodicenne Penna si congeda tristemente dalla sua famiglia per andare a lavorare come garzone nella bottega di mastro Antonio, uno scultore dal carattere un po’ burbero, molto noto in Terra d’Otranto per la raffinatezza delle sue opere. Superati gli iniziali timori, Cesare entra in confidenza con la famiglia del maestro, di cui diventa membro a tutti gli effetti, e con le tecniche della scultura, da cui si sente fortemente attratto. Quando mastro Antonio intuisce il talento artistico del ragazzo, lo avvia agli studi presso i monaci Celestini, per i quali sta lavorando ad una maestosa fabrica, e al contempo si impegna a forgiarlo affinché diventi anche lui, un giorno, maestro di scalpello. Cesare trascorre anni intensi di formazione, dividendosi tra i libri e gli arnesi da scultore, tra le attenzioni di Sara, figlia di mastro Antonio, e il ricordo della nobile e bella Porzia, vista solo una volta e mai dimenticata. La quiete del lento scorrere di quegli anni verrà bruscamente interrotta quando il viso di Porzia si riaffaccerà nella sua vita, scatenando un susseguirsi di eventi rovinosi. I noti scultori Francescantonio Zimbalo e Cesare Penna saranno interpreti, loro malgrado, di una narrazione scaturita in gran parte dalla fantasia dell’autrice ma collocata in un contesto storico reale, quello della costruzione della chiesa (oggi basilica) di Santa Croce e dell’attiguo monastero dei Padri Celestini. Intrecci amorosi, inganni e desideri di vendetta, oscurati dalla presenza incombente dell’Inquisizione, faranno da contorno alla decorazione della facciata di quella chiesa, vera protagonista del romanzo con la sua pietra parlante che racchiude segreti e racconta all’osservatore innumerevoli avvenimenti storici, tutti da scoprire. Con un'accurata e minuziosa ricerca storica Simona De Riccardis riporta «in vita» artisti certamente meno noti alla grande storia dell'arte ma non per questo meno illustri, cui proprio questo romanzo potrà avere il merito di allargarne la conoscenza. Con uno stile narrativo fluido, un linguaggio accurato, elegante e semplice al tempo stesso, l'autrice conduce il lettore in una Lecce fascinosa, dove spesso l'arte cela il mistero e dove imbattersi in simboli esoterici non è poi tanti improbabile. Un romanzo da gustare sotto diverse angolature di lettura. Simona De Riccardis (Galatina, 1973), vive a Lecce dove ha esercitato per vent’anni la professione legale. Nel 2017 ha deciso di appendere la toga al chiodo e chiudere con il mondo giudiziario per dedicarsi alle sue passioni, tra cui la scrittura. Esordisce nel 2018 con Mani nelle mani.