Un incrocio di vicende che si intersecano tra loro, tra allegri criminali e spietati affaristi. Giuseppe Resta ci porta dentro questo tourbillon di situazioni con il suo I re dell’Africa, romanzo corale edito da I Libri i Icaro e che ruota intorno ad una domanda evangelica (quello di Giovanni, esattamente): «Chi è senza peccato?» Singole storie connesse di tanti protagonisti, raccontate da un narratore speciale, il Vento, testimone di un circolo vizioso che si sviluppa tra commedia sociale e noir. Nello scenario di una terra del Sud Italia, l’incanto naturale abbaglia, distogliendo dalla realtà. Le meticce stratificazioni di arti e culture pregiate nascondono un male sporco e oscuro che scorre torbido su e dentro le contrade martoriate dallo sfruttamento. L’antica cultura contadina della misura e del rispetto ha abdicato a un illimitato cinismo; lasciando dilagare la corruzione, il malaffare e l’inquinamento, ambientale e sociale, in un groviglio di illegalità diffusa.  In questo romanzo, così come poi succede nella vita di ogni giorno, corrotti e corruttori non sembrano essere in grado di rendersi conto delle dannose conseguenze del loro agire scellerato. Questa indifferenza al male non li rende meno colpevoli e l’essere privi di senso di colpa si riverbererà soprattutto sui più indifesi. Due mondi, quello degli ultimi e quello della classe dirigente, nonostante all’apparenza distanti, si mescolano nell’illegalità diffusa, in un teatrale circolo vizioso che spazia dal sottoproletariato alla politica fino ad arrivare all’imprenditoria: uno contagiato dall’altro, nella ricerca di guadagni facili senza scrupoli morali. Chi per bisogno, chi per avidità, ma tutti senza senso di responsabilità. La speranza si fa strada unicamente nella residua forza giovane e disincantata, che si ribella e si oppone, coadiuvata da una Nemesi che, spietata e assassina, non tarda a manifestarsi, riequilibrando e riportando tutto su nuove strade di giustizia. Nel prologo al romanzo, il vento «dice» che «È arrivato il momento di parlare, di svelare. Tendere l’orecchio. Tra i miei sibili, soffi, fischi, fruscii sentirete quel che ho da dirvi, da rivelavi. Basta tacere. Svelerò tutto». Giuseppe Resta (Galatone 1957), architetto con qualificata esperienza nell’edilizia di qualità, si è sempre battuto per la difesa e la valorizzazione del territorio. Ha collaborato con il sito di storia medievale dell’Università di Bari e con varie testate giornalistiche. È cofondatore della rivista culturale A Levante. Nel 2003 ha pubblicato un libro sulla storia dell’architettura del Palazzo Marchesale di Galatone. Nel 2012 ha presentato la raccolta di racconti Scirocchi Barocchi e nel 2018 il romanzo Quel millenovecento69 (I Libri di Icaro). Negli ultimi vent’anni ha redatto diverse guide sulla sua terra e ha dato il suo contributo per la stesura di saggi e racconti in numerose opere collettive e in alcune rappresentazioni teatrali.