La morte di un uomo buono e i segni che lascia negli animi di quelli che restano, soprattutto quando i legami hanno la solidità patriarcale della famiglia Cialliku. È in libreria Cronaca di una vita in silenzio, romanzo di Artur Spanjolli edito da Besa Muci. Come fissati nel tempo, i protagonisti di questo romanzo si ritrovano tutti muti, contriti nella casa di Meta, detto Lala, e di sua moglie Ija: sono questi nonni il fulcro che tiene unita una famiglia che ha attraversato la storia balcanica vivendone sulla pelle le convulsioni politiche. La casa di Meta e Ija è teatro di tante vicende umane e politiche raccontate da più narratori: le nove persone riunite nel cordoglio sono le voci che animano il romanzo prendendo silenziosamente la parola, ciascuna con il proprio monologo interiore. Storia familiare, cronaca politica, confessione intima, tutto fa di questo romanzo una sorta di Cent’anni di solitudine balcanico, in cui Spanjolli oppone al fiammeggiante barocco di García Márquez una scrittura «popolare» di registro basso, senza rinunciare all’epico e al fantastico. Artur Spanjolli è nato a Durazzo nel 1970. Dal 1992 vive in Italia, dove si è laureato in lettere. Per Besa ha già pubblicato La sposa rapita (2012), La Teqja (2013), Eduart (2014), I nipoti di Scanderbeg (2019) e Preludio d’autunno (2021).