Prose poetiche il cui filo conduttore è il continuo «esercizio di vivere». Appassionano ed aprono una finestra sulla riflessone i versi di Maria Grazia Palazzo contenuti nel suo libro Stanza d’anima, edito da Collettiva edizioni indipendenti nella collana «Prose minime» con una nota di Elio Coriano. «Corda sottile, lessico di cose che si sfalda in sabbia tra le dita e scorre in disamore», Stanza d’anima” è poesia che innalza, sospende, trafigge. Versi che si confrontano su un piano di verità, che aiutano il mondo a splendere. È una lente di ingrandimento per recuperare segni e suoni che riconnettono all’umano. Spazio-tempo nuovo, che procede dalla vita sospesa, trattenuta, negata. Come da un confine labile tra il dentro e il fuori. Tormento, disincanto, dissidio. A partire da una percezione della condizione umana, non solo individuale ma collettiva, l’autrice invita a guardare fuori dalle logiche di massificazione, a superare sbandamenti, cadute, a recuperare una bolla invisibile di energia vitale. Scrive Elio Coriano nella nota introduttiva: «La poesia vera non fa sconti a nessuno, né a sé stessi né agli altri, la poesia vera si immola sull’altare della verità... è un moto a volte centrifugo a volte irradiante, che colpisce che ferisce che può guarire, che frantuma e ricompone, che ti lascia sospeso tra il cielo la terra e l’anima... è carta geografica del dolore e della gioia, mappa di carne e ombra che spesso si combattono». Maria Grazia Palazzo ha una formazione umanistica, giuridica e teologica e ha esercitato la professione di avvocata sino al 2015. Ha pubblicato in poesia: Azimuth (2012) con LietoColle, In punta di Piedi (2017) con Terra d’Ulivi, Andromeda (2018) con i Quaderni del Bardo, Toto Corde (2020) con la Vita Felice. Sogna di riprendere a viaggiare e a mettere in salvo alcuni progetti di contaminazione tra saperi e pratiche artistiche. Attualmente è insegnante precaria e impegnata a costruire nuovi percorsi professionali.