Un libro in stretta continuità col precedente, partorito da una irrefrenabile esigenza di porre mano a quanto già pubblicato. È un sentimento di insoddisfazione e un desiderio di cambiamento quello che muove la penna di Paolo Vincenti nello scrivere Bar Florida, il suo nuovo libro edito da Agave Edzioni, con il quale prosegue la sua ricerca del «libro perfetto». Una raccolta di brani, testi in prosa e in versi, restati fuori dalle pagine della sua precedente raccolta dal titolo Al mercato dell’usato (Catalepton) e che questa trovano collocazione conclusiva. Scrive Anna Stomeo nella sua prefazione: «[...] Ne nasce una scrittura per molti versi performativa, in cui la presenza dell’autore è trascinante, al punto da coinvolgere il lettore in un percorso conoscitivo e creativo inedito, che l’autore sceglie di guidare, con umiltà e impegno certosino, chiarendone empaticamente ogni passaggio. È ciò che avviene in questo Bar Florida, ed è ciò che è avvenuto di recente con Al mercato dell’usato (Catalepton) (2021): due pubblicazioni «in stretta continuità» dove l’Autore pone mano al materiale già pubblicato con la medesima esigenza di perfezione non solo formale, ma conoscitiva. Andare oltre il già scritto, con un senso di inadeguatezza, ma anche di potenza ri-creatrice, “lasciar parlare la parola da sola nello scritto”, avrebbe detto J. Derrida, per poi poterla riafferrare come oggetto del desiderio. […] Nella presente raccolta, forse più che in altre, il linguaggio apre, per Vincenti, ai mondi possibili del letterario e ai territori dell’alterità del quotidiano, con cui l’Autore instaura una relazione dialettica ricca di riflessioni e aperture, ponendoci di fronte a esempi spiazzanti di intertestualità attiva ed operante. […] In questo libro, infatti, Vincenti sembra potenziare quelle doti espressivo-comunicative e ricettive capaci di metterlo in relazione proficua e critica contemporaneamente con più autori, antichi e moderni, da Erodoto ad Eraclito, da Bulgakov a Salgari, dall’istrione di William Pryne al vampiro di Polidori, fino alle visioni incontenibili e alla vicenda esistenziale di G.K. Chesterton. Autori che riemergono dalla insaziabile cultura letteraria di Vincenti e che entrano con leggerezza nel ballo infinito delle citazioni e dei ritorni, dove ogni richiamo diventa interpretazione e crea nuove dimensioni. […] Perciò Bar Florida si propone come un gioco semantico che apre a molte determinazioni, un titolo ricavato ‘per esclusione’, come documenta lo stesso autore nella Premessa, e una raccolta di scritti in versi e in prosa in parte già pubblicati, ma mai assestati e sempre riveduti dall’Autore che li considera oggetto di una vera e propria ossessione perfezionista, ma anche di una sfida semiotica, giocata al limite della visione sincronica (forse di memoria desaussuriana), in cui la lingua e il suo esercizio sono veicolo indiscusso di senso».