Vernissage venerdì 31 marzo alle ore 19 nella sede di Kunstschau_Contemporary Place a Lecce (via Gioacchino Toma, 72) della mostra Traslochi personale di Cosma Frascina. La mostra, visitabile esclusivamente il giorno dell’opening, ripercorre la ricerca dell’artista ed il suo dialogo con il tempo, come si evince dal contributo critico di Ottavia Lunari: «Quella del rapporto con il tempo è una questione sempiterna e complicata, e mai come nel contemporaneo. Ciò che è certo è che il tempo è demiurgo, e siamo soggiogati alla sua azione. Così Cosma Frascina intesse una consapevole relazione con la qualità non negoziabile, quasi brutale, della temporalità, visibile con differenti gradi di curvatura attraverso la sua pratica. Con Traslochi, Kunstschau ospita nel suo spazio la ricerca decennale dello scultore e designer, culminata, ma sempre in divenire, con le opere in mostra, che appartengono al presente e al passato più prossimo, così da tracciare un percorso intimo e sentito da vicino. L’evoluzione temporale è elemento portante di tale ricerca ma necessariamente simbiotica con la materia, che nel lavoro dell’artista non gioca più solo da stimolazione del sensorio, ma diviene una narrazione simbolica di appartenenza territoriale e dell’animo. Le “Calcareniti del Salento”, sedimenti calcarenitici plio-pleistocenici, di cui Frascina si avvale per la realizzazione delle opere della serie Eroded Panorama (2014-20xx), si fanno così elemento che accarezza lo storiografico: materiale della tradizione, utilizzate sia in ambito scultoreo che architettonico grazie alle proprietà meccaniche che ne conferiscono plasticità e facilità di lavorazione, con la loro estensiva estrazione hanno modificato il territorio attraverso la formazione di cave a cielo aperto. Il paesaggio è pertanto gradualmente divenuto altro, così come il tessuto sociale che vi si districa attorno. La calcarenite subisce a sua volta una trasformazione, muschi e licheni ne popolano infatti la superficie e gli anfratti, ne modificano il colore e la sgretolano, in relazione al grado di umidità. Si assiste a un lento ma continuo allontanamento dalla forma primitiva che prende inizio spontaneamente, così come spontaneamente affiora la calcarenite dalla terra. È forse un approccio metodologico, quello del procedere spontaneo, di cui Frascina si avvale in tutta la sua pratica. Come per la serie Crack (2021) che deve il nome, di cui risulta ironicamente evocativo, a un evento accidentale, un infortunio, ma la cui genesi tutta è debitrice di uno slancio non canonicamente circoscritto al lavoro e alla quotidianità lata. Lastre dalle sinuosità organiche in cemento e polvere di marmo, ricavate da stampi in negativo in carta d’alluminio, che per gioco di apposizione e sottrazione, danno luogo a una molteplicità di texture, in una finitura tattile grezza. Crack allude così a una rottura biologicamente vissuta così come a quella con il tempo, mentre strizza l’occhio a un certo stato di stupore, o stupefazione, che può essere raggiunto con la sola forza immaginifica, forza che accompagna attraverso questo percorso espositivo». Infoline 320.5749854 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..