Profumo e sapore intenso, una vera prelibatezza per palati fini e una risorsa per l’economia. E non solo. Ecco il tartufo, prodotto per il quale Caprarica di Lecce è stata riconosciuta «Città del tartufo» dall’omonima Associazione Nazionale, e vanta la presenza di cavatori professionisti riconosciuti dalla Regione Puglia, tanto da essere inserita nella Guida delle Città del Tartufo d’Italia pubblicata in occasione del riconoscimento del valore di Patrimonio UNESCO alla cavatura del tartufo. Un traguardo importante, tanto da dedicargli una «tre giorni» dal titolo «A tavola con… il tartufo salentino» in programma dall’1 al 3 marzo. «Il riscontro che sta avendo Caprarica con questa iniziativa è più che positivo – commenta Giuliano Borgia, Vice presidente dell’Associazione Regionale Pugliese Tartufo-. Il tartufo è un prodotto non molto conosciuto sul nostro territorio, tanto che sino ad alcuni anni addietro si credeva non si trovasse da noi. In questi ultimi anni, tramite anche il lavoro svolto dalle varie associazioni, anche da «Città del tartufo», si sta lavorando moltissimo sulla promozione e valorizzazione di questo importante prodotto della terra. E credo che tutto questo sia per Caprarica un motivo di conoscenza oltre i confini locali». Il tutto ovviamente anche con un considerevole riscontro per i ristoratori del posto, per i quali la «tre giorni» di «A tavola con… il tartufo salentino» si presenta come un’ulteriore vetrina e un biglietto da visita per clienti e turisti incuriositi di questa specialità salentina. Aggiunge poi il V. presidente Borgia: «Nel territorio del Salento altri comuni stanno cercando di valorizzare il tartufo, con fiere ed eventi, con l’obiettivo di fare rete. Altre città verranno infatti insignite del titolo di “Città del tartufo”, soprattutto nel barese. Vogliamo che accada quello che succede in altre regioni d’Italia, dove più “Città del tartufo” creano rete e sinergia che permette di tutelare, valorizzare e promuovere un prodotto che è stato fino ad anni fa iconico di altre zone, come Alba, Norcia e e Acqualagna. Puntare su questo prodotto è stata una sfida e una scommessa finora vinta». Puntare sul tartufo ha anche altri sbocchi, anche dal punto di vista economico e culturale. Aggiunge ancora Borgia: «Fare rete porta anche a scambi culturali tra i comuni ma anche a benefici per gli agricoltori. Si sta cercando infatti di valorizzare il tartufo anche per quanto riguarda la parte agricola, come la tartuficoltura in Puglia. Come Associazione stiamo puntando molto su questo aspetto, perché serve anche come diversificazione sul territorio sia come piantagione arborea sia a livello di reddito agricolo. È importante poi incentivare iniziative collaterali, come seminari sulla tartuficoltura in Puglia, che possano essere di sostegno ai nostri agricoltori. Purtroppo non è semplice come in altre regioni che sono più avanti di noi in questo settore, basti pensare che la legge per la cavatura del tartufo del 1985 è stata recapita in Puglia nel 2015. Come Associazione, e io personalmente, stiamo effettuando una pubblicazione scientifica con l’Unesco su una ricerca che ho condotto sull’esistenza del tartufo in Puglia già in epoca romana».

Giuseppe Pascali