«Silenzio.  Ecco cosa voglio sentire stasera […].  Le parole, le lacrime, i singhiozzi di giorni passati al telefono mi ronzano ancora nelle orecchie, mi rompono l’anima. Non riesco a concentrarmi; tutta quella sofferenza mi pesa». Sono parole, forti, che racchiudono quel malessere che tante, troppe, donne sono costrette a vivere dopo che la violenza si è insinuata nelle loro vite. Parla proprio di loro Giovanna Spampinato Summerfield nel suo romanzo Il coraggio di dire (Milella Edizioni), una narrazione che, attraverso una storia in apparenza comune, conduce il lettore ad esplorare quei luoghi che diventano teatro di violenza di genere, quei posti dove invece l’animo dovrebbe essere sereno e il cuore al riparo, come le relazioni affettive e l’alcova domestica, ma che invece finiscono per diventare anticamera dell’inferno. Con una narrazione fluida, immediata, incisiva, l’autrice pone l’attenzione su quelle dinamiche che si verificano nei casi di maltrattamenti, dall’ossessione del «possesso» del carnefice nei confronti della sua vittima all’umiliazione della persona, senza minimante scivolare sui luoghi comuni e sulle frasi fatte. Lungi dal voler esprimere giudizi su questo grave fenomeno, Giovanna Spampinato Summerfield invita piuttosto ad accendere un faro su di esso e indica possibili vie da poter seguire. Giovanna Spampinato Summerfield è nata a Catania. Ha studiato e vissuto in Italia, Francia, Inghilterra e negli Stati Uniti, dove ricopre il ruolo di professore ordinario, con un’estesa lista di pubblicazioni soprattutto su temi di genere, di letteratura e cultura mediterranee e di religione. È direttrice della rivista Italica, editrice di recensioni per Modern Italy, Cambridge University Press, e fondatrice della rivista I.S. Med, Mimesis. La giustizia paritaria e la legalità sono state decisive nella sua vita professionale e personale, tanto da dirigere centri e programmi accademici su tali temi. Fuori dal mondo universitario, ha anche lavorato come amministratrice in uffici di collocamento e centri di assistenza per la terza età