L’«Ippolito» di Euripide apre la settima edizione de «Il tempio delle fole». Torna in scena a Lecce con questa nuova produzione la rassegna di dramma antico e teatro di letteratura firmata da «Poieofolà- CostruzioniTeatrali» con il patrocinio del Comune di Lecce. Lo spettacolo in scena all’ex convento dei Teatini di Lecce, venerdì 20 e sabato 21 settembre (sipario ore 21). Nella tragedia greca di Ippolito, qui proposta in un allestimento visionario firmato da Roberto Treglia alla regia, e Alberto Greco alla direzione artistica, c’è amore, morte, disperazione e dubbio. Protagonisti sono Ippolito e Fedra, rispettivamente figlio e moglie di Teseo, re di Atene. Il giovane vive una profonda spiritualità, lontano dalle passioni terrene, dedito alla caccia e alla dea Artemide. Afrodite, infatti, è l’unica dea a non essere venerata dal figlio del re di Atene e per questo cerca di punirlo: scatena in Fedra, matrigna di Ippolito, un’insana passione per il ragazzo. Nella nuova produzione 2024 di «Poieofolà- CostruzioniTeatrali», ancora una tragedia greca proposta integralmente attraverso la consueta successione cronologica narrativa che innesca una relazione di causa-effetto, c’è la storia della civiltà e del pensiero morale di Euripide, così complicato nelle implicazioni etiche e religiose. Ci dice come sia inevitabile la subordinazione alla volontà divina attraverso un dramma che illustra la polarità di due idee, la materialità e la spiritualità del sentimento, entrambe incomplete se non sono integrate in una giusta e moderata mescolanza. Il confronto con l’inevitabile amore colpevole di Fedra e l’ostentata castità di Ippolito, divenuto inconsapevolmente oggetto d’amore ma coscientemente giudice irremovibile contro la materialità del sentimento, riflette la concezione misogina del tragediografo, che vede la donna depositaria di irrazionali pulsioni ostili al cosmo, all’ordine del mondo. L’amore qui diventa un nosos, un morbo da evitare sebbene sia volontà del dio per un disegno ben stabilito. Roberto Marius Treglia, che interpreta anche il ruolo di Teseo, firma la regia secondo il suo stile ricercato. A vestire i panni di Ippolito c’è Tommaso Fiorentino, mentre Fedra è Tiziana Renni. La nutrice è Cinzia Corrado. Messaggeri sono Riccardo Martella e Fabio Corciulo. Afrodite e Artemide rispettivamente Diana Accogli e Isaura Scorrano. Il coro delle donne: Laura Cortese, Sofia Margarito, Isaura Scorrano, Diana Accogli. La direzione artistica della rassegna, curata come detto da Alberto Greco, propone una chiave di lettura inconsueta. L’azione dei personaggi si svolge in un ambiente scenografico in continua trasformazione e la recitazione è frammista al canto e alla danza. La traduzione è fedele all’originale e mantiene la classicità con l’inserimento della recitazione in metrica puramente greca, in distici elegiaci e trimetri giambici. Lo spettacolo è realizzato sulla concezione di uno stile anticonvenzionale nelle scene e nei costumi: attente alla magnificenza geometrica e fastosa dell’ellenismo, le scelte registiche immergono i testi classici nel mondo dell’inconsueto e dell’irrazionale, dominato da mostruose divinità che non conoscono tempo, così da suscitare emozioni vibranti. Lo spettatore percepirà le insicurezze più ascose. Il tempo è algido, pietrificato. Predominano il sapore metallico del sangue, i colori scuri e un’atmosfera atra e insana. Rancidi latrati di un querulo canto di vendetta si stagliano fra le ombre e orride sensazioni restano sospese nell’aria immobile, pronte a schiantarsi contro Ippolito: una catena di imprevisti e di segreti logorerà l’eroe di questa tragedia costretto a piegarsi a Afrodite fino alla totale disfatta. Si affronteranno gli aspetti più sensibili e imperscrutabili dell’essere umano, ingenuo, presuntuoso, incosciente, ben propenso a oltrepassare il limite del concesso, incurante del divenire e delle relazioni di causa-effetto conseguenti al pàthei màthos, al dolore come unico veicolo possibile della conoscenza, pur di riscattare la propria dignità. Lo spettatore vivrà un teatro stravolto che lo distoglierà dalla percezione dello spazio e del tempo: visioni dall’alto, buio, strategici giochi di luci e di voci, inediti e catartici temi musicali avvolgeranno l’intera location che non avrà più dimensioni o limiti tanto da far squarciare la quarta parete agli attori in scena. Posto unico non numerato. Infotel 329.6373342, biglietti in vendita su www.poieofola.it


 

 

 

 

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